La bambina con il cappottino rosso

Immagine tratta dal web


Quando andavo al liceo la prof di inglese ci diede come compito quello di andare a vedere un film appena uscito nelle sale: Schindler's list.
Il film, lo sapete tutti, era in bianco e nero.
Ad un certo punto l'unica nota di colore: la bambina con il cappottino rosso.
Subito mi sono pietrificata: quella bambina, con i boccoli e le guance paffute, era incredibilmente identica a mia sorella quando era piccola.
Ho pianto, quando poi, guardando il film, ho scoperto che la bambina era morta e mi sono chiesta perché fosse stato possibile che i nazisti agissero in quel modo indisturbati, perché il popolo tedesco non fosse insorto e non avesse rovesciato un governo assassino, che aveva trascinato il mondo in una guerra così terribile.

La visita al campo di Dachau, in gita scolastica, ha poi riempito di un silenzio mortale i pensieri che popolavano la mia mente da ragazzina, dando un luogo fisico a cose che avevo solo immaginato leggendo "Se questo è un uomo" di Primo Levi ed il "Diario" di Anna Frank.

Preparare l'esame di storia contemporanea e quello di sociologia delle comunicazioni di massa all'università mi ha fatto cogliere sfumature nelle pieghe della storia che prima non avevo compreso e capire perché fosse accaduto tutti ciò.
Il nazismo ed i campi di concentramento sono la parte più buia della storia dell'umanità.

Questa mattina, mentre lavavo le tazze della colazione, ascoltavo un'intervista ad un'anziana insegnante, dove le si chiedeva se fosse il caso di raccontare ai bambini l'olocausto.

Beh, credo che non ci si debba nemmeno porre la domanda.
Viviamo in una società dove si cerca di anestetizzare i bambini e di nascondere loro le brutture del mondo: non si parla del lupo cattivo e si edulcorano le favole, non si parla di guerre, morte, malattie.

Se da un lato trovo sia giusto non traumatizzare i bambini con eventi difficili da comprendere anche per noi adulti, dall'altro, però, credo che non sia nemmeno giusto nascondere la realtà.

Non spiegheremo l'olocausto ad un bambino di due anni, non è in grado di comprenderlo, ma si può spiegare che ci sono persone buone e persone cattive, che possono essere pericolose, si può insegnare che ogni essere umano ha diritto di essere rispettato al di là di credo, cultura, inclinazioni. Si può insegnare il rispetto per la natura e la nostra terra, il rispetto per la cultura e l'arte. In fondo le favole servono a questo, ad insegnare tramite la metafora, che la vita è dura, che ci sono situazioni di pericolo, sofferenza e morte, ma che con coraggio e forza d'animo si può superare tutto (più o meno..)

Come diceva la signora intervistata questa mattina, abbiamo il dovere morale di insegnare ai bambini cosa è successo nel passato.
In fondo, i fatti contemporanei, non sono difformi da ciò che accadde cinquant'anni fa. La cultura ariana intendeva sterminare ciò che era diverso, a partire dagli ebrei. E oggi? Cosa fa l'Isis? Non sta forse cercando di cancellare dalla faccia della terra, in modo più subdolo ma non diverso, ciò che non è quella cultura?

Non so bene quali parole si possano usare con bambini piccoli, con loro si può ragionare tramite favole e metafore , ma un bambino della scuola primaria è in grado di capire quello che accadde settant'anni fa, come quello che accade ora. Bisogna solo dire la verità con parole accessibili ai bambini.

Conosco genitori di amici adulti che tutt'ora nascondono la realtà per "proteggere" i loro figli, creando in realtà rabbia, incomprensione, frustrazione. Non si protegge dalla realtà con la menzogna e le verità omesse. Si protegge dalla realtà dando verità, fiducia in sè e nelle proprie capacità, insegnando che se non si perde la speranza il sole può tornare. Ma ciò è possibile solo tramite rispetto, lealtà, onestà e amore verso il prossimo, uniti a forza d'animo e coraggio,


Commenti

  1. Come sai una parola cardine del mio agire educativo è il rispetto. Patendo dalle piccole cose, educare al rispetto equivale a prevenire qualsivoglia violenza fisica o psicologica. E, forse, anche aberrazioni simili dell'umanità.

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  2. La penso esattamente come te... abbiamo il dovere di dire ai nostri piccoli, con le parole più adatte, che il mondo non è tutto buono e bello.

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