Gelosia tra fratelli



L'arrivo di un fratellino è sempre un evento traumatico per il primogenito.
In fondo è sempre stato il principe della casa, ora che c'è il piccolino, si sente spodestato, teme di non ricevere più amore incondizionato da parte dei genitori, ha paura di non essere più degno di attenzioni.

Come fare per gestire le gelosia?
Da sorella maggiore ho vissuto questo passaggio, quando è nata la mia sorellina e so che è stato difficile accettare lo stravolgimento della famiglia, anche se  ho richiesto tanto ai miei genitori che mi "comprassero al banco dei salumi" la mia sorellina (com'è fervida l'immaginazione dei bambini...).

Così mi sono documentata tantissimo per cercare di arginare l'inevitabile gelosia di Polpetta ed aiutarlo a superare il trauma dell'arrivo di Pulcino.
Ma tra la teoria e la pratica, spesso c'è l'abisso.
Puoi essere pronta quanto vuoi, ma la tempesta ti travolgerà comunque e la battaglia per la sopravvivenza sarà ardua.

Ecco qui le problematiche, le favolose strategie e teorie lette e rilette su testi psicopedagogici che abbiamo cercato di attivare finora e quali sono stati i nostri risultati.

1-preparare il fratello maggiore all'arrivo del fratellino, coinvolgendolo durante la gravidanza. Oberata dal pancione non ero in forma, e Polpetta, bambino sensibile, ne ha risentito. Gli ho dato tante attenzioni, cercando di trovare momenti speciali per noi. Abbiamo lavorato sull'arrivo del fratellino leggendo un libro sul tema. Gli ho spiegato che i fratellini arrivano da una porticina speciale che si apre quando è il momento e loro escono dalla pancia, ma per farlo la mamma deve andare in ospedale dove i medici hanno la chiave speciale per aprire la porta. Polpetta ha interiorizzato la cosa e ci è sembrato sereno, quando sono stata in ospedale per il parto. 

2-il primo incontro con il fratellino è un momento delicato. Abbiamo fatto in modo che avvenisse solo tra di noi, senza alcun altro parente presente.  Pulcino ha portato un regalo al fratello e, in ospedale, ci coccolavamo tantissimo. Polpetta era sereno e felice perché stava vivendo una vacanza speciale dalla nonna ma quando arrivava da me, aveva bisogno di stare abbracciato sul letto, di coccole, baci e conferme.

3-la gestione del tempo, con l'arrivo di un fratellino, diventa diversa. Le giornate sono scandite dalle poppate ed il fratello maggiore potrebbe sentirsi escluso. Ho sempre cercato di coinvolgere Polpetta nella routine di Pulcino. Spesso allattavo leggendo favole a Polpetta o con lui seduto accanto a me.
Non è stato facile. Ci sono stati momenti in cui chiedeva attenzioni morbosamente ed io ero in difficoltà, perché non ho ancora imparato a scindermi in due come un'ameba. Cercavo di mediare, concentrandomi su Polpetta mentre il piccolo dormiva. Cosa difficile quando lui, in preda alla gelosia, faceva di tutto per svegliare il fratellino: quando ci riusciva, il piccolo piangeva perché aveva sonno ed io mi dovevo concentrare su di lui, mentre Polpetta perdeva il suo momento speciale e ci sentivamo tutti frustrati.

4-ritagliare momenti speciali per il fratello maggiore. Questa è una cosa che cerchiamo di fare sempre, tanto che, a volte, ho quasi paura di trascurare Pulcino. Il momento più bello della giornata è la routine delle nanne, quando Polpetta di vuole tutti in camera sua. Leggiamo una storia della mamma, una del papà, Pulcino è steso accanto al fratellone che lo coccola e poi, a turno, una sera a testa, Marito ed io restiamo con Polpetta per una coccola prima delle nanne.

5-educare all'amore. Polpetta adora Pulcino. Lo ama con tutto il cuore e se potesse passerebbe tutta la giornata a coccolarlo, baciarlo, accarezzarlo. Ma a volte le sue coccole sono irruente e rischia di diventare pericoloso. Così, con mille occhi, supervisioniamo le loro effusioni, sperando che i mille baci di Polpetta non soffochino Pulcino.

6-gestire la regressione. È stato inevitabile, Polpetta è regredito. Richiede più attenzioni, chiede di essere aiutato a fare cose che sa fare benissimo (tipo vestirsi o mangiare da solo), fatica a rispettare le regole di casa.
Così, se da un lato si porta pazienza e un po' lo si asseconda e si media affinché ritorni ad essere autonomo (ora che sono passati sette mesi devo dire che va meglio, dipende dai giorni, ma si vede la luce in fondo al tunnel) dall'altro siamo esasperati dalle continue sfide, opposizioni, dagli scontri. È normale, lo so. Sta testando quanto il suo mondo sia rimasto uguale a come era prima. Quanto i limiti e le regole che aiutano a crescere siano sempre uguali, li a dare sicurezza, quanto i suoi genitori siano fermi nelle loro posizioni. Ma è sfibrante, oh, se è sfibrante! E per quanto si cerchi di risolvere la situazione in modo pacifico e sereno, ci sono volte che ci si arrabbia. 

7- gestire la rabbia. Si, perché Polpetta è arrabbiato, e ciò si ripercuote sulla nostra quotidianità. Spesso si arrabbia, tanto, per cose che magari sono inezie agli occhi di noi adulti. Così, insieme diamo un nome alla sua rabbia, ci abbracciamo, ci calmiamo, cerchiamo di leggere la situazione d viverla in modo sereno.
La cosa più difficile è gestire la rabbia di noi adulti. Perché comunque siamo esseri umani. Ci sono momenti in cui sei più stanca, o esasperata, oppure oberata di cose da fare e la rabbia esplode e non riesci ad essere zen,  a seguire per filo e per segno tutte le bellissime teorie psicopedagogiche. E ci sono momenti in cui, di fronte a tuo figlio che si è magicamente tramutato in gremlin, non riesci a trattenerti ed alzi la voce, esplodi. Ovviamente poi, terminata la tempesta ti senti da schifo ed ecco che per magia sbucano sentimenti come sensi di colpa, tristezza, senso di inadeguatezza.
Come questa mattina, quando di fronte a Polpetta che urlava e si opponeva in lacrime non sono riuscita a mantenere la calma (appena sveglia ho serie difficoltà di mio: ho bisogno di realizzare con calma di essere al mondo, altrimenti mi si rovescia la giornata) ed ho reagito male, alzando la voce e con autorità, anziché autorevolezza.
Alla fine, ci siamo recuperati, abbracciati e baciati. Lui è andato a scuola sereno e io sono qui che sguazzo nel mio senso di colpa ed inadeguatezza.

8-far capire ad entrambi i bambini che li si ama incondizionatamente.
Si, perché li amiamo comunque, qualsiasi cosa facciano, allo stesso modo.
E loro hanno bisogno di saperlo. Non solo a parole, ma anche con i fatti. Con una coccola. Con un gesto di cura. Ricordando a Polpetta che lo amo sempre e comunque, non solo quando le cose vanno bene, ma anche quando ci scontriamo, quando siamo arrabbiati. Perché i bambini hanno bisogno di sapere che i genitori li accettano così come sono e li amano per quello che sono, con i loro pregi e difetti.

Essere genitori non è una passeggiata, è come camminare su un campo minato. Non sai mai quando la bomba esploderà, quanto stai seguendo la retta via. Non sai mai se, cercando di fare del tuo meglio, stai facendo bene o stai facendo danni. Procedi a tentoni, incrociando le dita e facendo del tuo meglio.
E speri che il tuo amore colmi le lacune causate dai tuoi errori.
Una cosa è certa, però. Amo i miei bambini e farò di tutto per essere una madre sufficientemente buona e per crescerli al meglio.

Commenti

  1. come ho sempre scritto, da noi c'è stato e c'è il problema contrario. la piccola gelosa del grande. ho avuto la fortuna di una gravidanza bellissima, ed il primo anno la bimba era una bambola per cui il grande non ha certo avuto carenze di attenzioni. la sua vita ha continuato a scorrere senza grandi scossoni con l'ultima arrivata silenziosa al seguito. e quando lei ha cominciato a farsi sentire (eccome) lui era già abituato alla sorella. quindi ai tempi niente regressioni, niente capricci oltre misura. ed ora? lei verbalizza "mamma io sono gelosa", lui si lamenta che dedico le attenzioni a lei. litigano su chi debba starmi vicino a tavola o chi debba raccontare per primo. ma essendo grandini capiscono le spiegazioni ed anche qualche "urlata". quando però alle lamentele "voglio essere figlia unica" lui finge di andarsene arrivano i pianti disperati perchè nonostante tutto senza fratello non riesce a stare...

    RispondiElimina
  2. La politica del 50
    E 50, una volta cede una una volta l'altra. Una volta cedo io, un'altra loro. Si raggiunge l'equità con il compromesso e l'alternativa dell'accontentare. Non è una formula magica, in genere da me funziona me si sa con i bimbi tutto si deve cucire addosso...

    RispondiElimina
  3. "La cosa più difficile è gestire la rabbia di noi adulti. Perché comunque siamo esseri umani." Ecco, per me il nodo sta sempre lì, perchè a volte faccio veramente fatica a non urlare, perdo la pazienza e cambio stanza sbattendo la porta pur di non arrivare a dargli una sculacciata o girdargli in faccia e poi mi sento uno schifo...e il ricciolino non ha neppure problemi di gelosia, pensa un pò! Hai tutta la mia stima!!!

    RispondiElimina

Posta un commento