Il primo giorno di nido di Pulcino




Oggi è stato il primo giorno di nido di Pulcino.

Quando Polpetta ha fatto l'inserimento non ho potuto accompagnarlo. L'inserimento l'ha fatto il papà. Sebbene la scuola dove lavoro mi avesse dato il permesso di accompagnare Polpetta per il primo giorno di inserimento, l'asilo frequentato dal Polpetta avevano una regola: chi inizia l'inserimento al nido lo deve portare a termine. Ecco perché, sebbene mi si spezzasse il cuore, ho rinunciato
all'inserimento di Polpetta perché, al rientro dalla maternità, non avrei mai potuto assentarmi dal lavoro per tutto il tempo richiesto dall'inserimento.

Con Pulcino le cose sono diverse: il suo nido non è quello frequentato da Polpetta ed è stato possibile per me accompagnare il mio bambino nel suo primo giorno di inserimento.

Nella mia vita ho vissuto tantissimi inserimenti, ma sempre dal punto di vista delle educatrici.

Non crediate, voi mamme che leggete questo post, che un'educatrice affronti un inserimento a cuor leggero! 
Ad ogni inserimento si ripropongono gli stessi timori: il bambino starà bene?
Sarà un ambientamento semplice o uno di quelli complicati, dove il bimbo soffre per la separazione ed è necessario dilatare il tempo previsto per l'inserimento?
Riuscirò ad entrare in empatia con il bimbo, in modo da capirlo ed aiutarlo in questo percorso?
La mamma si fiderà di me? Sarà una di quelle mamme rilassate che affrontano l'inserimento serenamente o sarà una mamma insicura, di quelle che hanno paura e hanno tanti sensi di colpa per aver scelto di lasciare il loro bambino al nido?
I genitori si fideranno di me o mi vedranno come una potenziale educatrice violenta che maltratta i bambini?

Questa volta ero dall'altra parte della barricata.
Ero emozionatissima, perché potevo accompagnare il mio bambino in un luogo dove so che si apriranno per lui tantissime opportunità di crescita.

È stato strano sedermi a tappeto, osservare la stanza, le dinamiche che si creavano tra i bimbi presenti, chiacchierare con l'educatrice e la mamma di un bambino che ha iniziato l'inserimento con noi e vivere la mia maternità in un ambiente che per me è lavorativo.

Mi sono goduta il mio bambino: è stato bellissimo vederlo prendere confidenza con l'ambiente che lo circondava e le persone che ne fanno parte. È stato strano osservarlo, capire che tipo di bambino è in un ambiente come la sezione e, nel contempo, riempire le mie osservazioni di affettività e sentimenti personali che, da educatrice, non ti permetti perché i bimbi del nido non sono figli tuoi.

Ho adorato osservare il mio bambino esplorare lo spazio circostante, prendere confidenza con giochi e persone e, ad intervalli regolari, accoglierlo tra le mie braccia perché si potesse ricaricare affettivamente.

Quando è stata ora di tornare a casa Pulcino non l'ha presa bene. Si era trovato a suo agio al nido e non voleva più tornare a casa.
Domani, forse, piangerà. Andrà al nido con il papà e sperimenterà la sua prima separazione.
Un po' mi dispiace per Marito: spetta a lui il lavoro "sporco". Io mi sono goduta la giornata più semplice, lui dovrà consolare il pianto di Pulcino.

Mi domando: io che di professione consolo il pianto dei bambini che mi vengono affidati, come potrei reagire al pianto del mio bambino?
Quando esco di casa e vado al lavoro e Pulcino piange come è successo oggi, un po'sorrido tra me e me. Scendo le scale e sento che smette. I bambini spesso fanno così: piangono due minuti, giusto il tempo di farti sentire in colpa, poi tornano sereni e vivono la loro giornata senza di noi mamme.
Ma come sarebbe per me ascoltare il pianto del mio bambino fuori dalla sezione?

Ricordo che quando Polpetta ha vissuto il suo ambientamento e piangeva al nido, la sera ero dispiaciuta, dispiaciuta perché mentre il mio bambino piangeva perché gli mancavo io consolavo le lacrime di altri bambini.

Ma che io sia un'educatrice o meno, la verità è sempre questa: i nostri bambini piangeranno sempre, durante un ambientamento. Fa parte del loro percorso di crescita. Io lo so: i bambini che piangono durante un ambientamento sono quelli che saranno più sereni durante tutta la permanenza al nido.
Così, se Pulcino piangerà, mi dispiacerà, ma so anche che poi starà bene.
È un piccolo passo per diventare più grande.

Commenti

  1. Quanti ricordi!! Ho fatto l'inserimento sia con Leonardo che con Isabel... effettivamente è così lungo che abbiamo deciso che l'avrebbe fatto la nonna, cioè io. Comunque, quanta tenerezzaa... son così piccini!

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  2. Credo che lavorare con i bambini aiuta poi quel momento in cui ci separiamo dai nostri. Siamo più consapevoli e meno ansiose di altre. La mia ormai "svezzata" ieri entrando a scuola è corsa dalle sue amiche senza salutarmi. Il pensiero a loro resta costante soprattutto per te che magari in qualche bambino, in alcuni dei suoi atteggiamenti rivedi i tuoi piccini!

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  3. Guarda, la prima volta che ha pianto, al nido, ho sentito uno strappo al cuore ma, per fortuna, l'educatrice mi aveva avvertito e spiegato che il pianto significa espressione della emozione e quindi era una cosa buona. Perciò sono andata via senza voltarmi e resistendo alla tentazione di riabbracciarlo e, come dici tu, poi è andata.
    Io sono stata una mamma di quelle serene e fiduciose, senza grossi sensi di colpa e, infatti, è stato un inserimento facile, dal punto di vista dell'educatrice.

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