Come crescere un bambino ad alto contatto



Ho sempre detto che Pulcino è un bambino ad alto contatto.
Ma cosa vuol dire bambino ad alto contatto?

I bambini ad alto contatto sono bambini sensibili, che hanno bisogno di stare tanto tempo con la loro mamma. 
Sono quei bambini che difficilmente, nei primi mesi, stanno nella carrozzina, ma che preferiscono stare tra le braccia della mamma.

Perché questi bambini hanno cosi tanto bisogno di stare con la mamma?
Quando si parla di gravidanza bisogna distinguere tra gestazione ed esogestazione.

La gestazione inizia con la fecondazione e termina con il parto, che solitamente avviene intorno alla quarantesima settimana di gestazione.

Il neonato, però, non nasce autonomo come la maggior parte delle creature del mondo animale: non essendo del tutto sviluppato, ha bisogno di cure materne continue e a lungo.

Solitamente si definiscono i primi nove mesi di vita del bambino come i mesi dell'esogestazione e sono i mesi necessari al bambino per iniziare il suo percorso di indipendenza dalla figura materna.

I bambini ad alto contatto, quindi, durante l'esogestazione hanno bisogno di ricreare il più a lungo possibile il contatto con la figura materna che caratterizzava la gestazione.

Come gestire quindi questi bambini?

Ci vogliono tanto amore e tanta pazienza. Questi bambini sensibili hanno bisogno di sentirsi amati, cercati, voluti, racchiusi tra le braccia della mamma per poter creare quel legame di attaccamento che crea la base sicura che Bowlby definisce la base da cui il bambino può partire per esplorare il mondo e, piano piano, diventare autonomo.

Ma questi bambini sono viziati?

No, non lo sono. I bambini nascono con la scatola cranica aperta per poter passare attraverso il canale del parto ed hanno un cervello non del tutto formato. Il cervello del bambino, infatti, completa la sua formazione intorno al terzo anno di vita.
Ecco quindi che, soprattutto nei primi mesi di vita, ciò che guida i bambini non sono pensieri razionali, ma emozioni, sensazioni e, soprattutto bisogni che loro non sono in grado di soddisfare perché non ne hanno ancora le capacità.

Un bambino ad alto contatto non è viziato, è un bambino che ha dei bisogni. Ed un bambino ad alto contatto ha tanto bisogno della figura di riferimento primario, la mamma.
Più la mamma soddisferà il suo bisogno di cure, più il bambino crescerà sicuro, perché saprà che la mamma c'è ed è pronta a soddisfare i suoi bisogni. Più il bambino acquisirà queste sicurezze, più sarà in grado di affrontare il mondo.
Non a caso, infatti, quando il bambino inizia a camminare, si può osservare un tipico comportamento: il bambino si allontana dalla madre esplorando il mondo, per poi tornare regolarmente a lei per ricaricarsi affettivamente. Una volta ricaricato sarà pronto a ripartire verso la scoperta del mondo allontanandosi da lei ogni volta un pochino di più.

Come può fare, una mamma, per crescere al meglio un bambino ad alto contatto?

1- allattarlo a richiesta, anche se può essere sfibrante. Pulcino, per i primi mesi, richiedeva di essere allattato anche una volta ogni ora giorno e notte: è stata dura, ma ho resistito perché sapevo che era per il suo bene. Confesso che la notte, allattare distesa nel lettone, è stato la mia salvezza e stringere la sua manina tra le mie ed annusare il suo profumo mentre dormiva sereno tra le mie braccia mi ripagava di tutte le fatiche.

2- tenere il bambino vicino a sè, sia di giorno che di notte, se il bambino lo richiede. Io sono della politica che ognuno dorme nel proprio letto, ora che Pulcino ha 18 mesi l'obiettivo è raggiunto, ma rispetto a Polpetta, il percorso è stato davvero lento e faticoso.

3- introdurre figure affettive di riferimento alternative alla mamma con gradualità e continuità, in modo che papà, nonni, zii, baby sitter, educatici, vengano riconosciuti dal bambino come figure di cui potersi fidare e possano sostituire la mamma, quando questa non possa essere presente.

4- dire sempre al bambino dove va la mamma, senza inventare storie. I bambini non sono sciocchi. Salutare un bambino dicendo "la mamma va a prendere il pane" e stare via tutto il giorno perché si è andate al lavoro, destabilizza il bambino perché percepisce che gli è stata detta una bugia e non sa più se si può fidare dell'adulto o meno.

Sia con Polpetta che con Pulcino, la fascia portabimbi mi ha aiutata moltissimo a gestire il loro bisogno di cure ed attenzione. La fascia tiene il bambino a stretto contatto con la mamma, soddisfacendo così il suo bisogno di sentirsi tra le braccia della mamma e, nel contempo, permette alla mamma di muoversi, di compiere gesti di vita quotidiana, di alzarsi dalla poltrona e muoversi. 
Anche ora che ha 18 mesi, Pulcino, ogni qualvolta ha bisogni di coccole, va a prendere la fascia ad anelli e me la porta, chiedendo di essere messo dentro. Ultimamente cuciniamo insieme la cena e, sabato mattina, abbiamo passato lo straccio insieme: lui nella fascia allungava la sua manina e mi aiutava.
Il mio piccolo, quando ha voglia di mamma, chiede di essere messo in fascia per un pochino, poi, quando si è ricaricato affettivamente, decide di scendere.

Pulcino, bambino sensibile, ha imparato ad addormentarsi con il papà, ma se la sera lo addormenta lui perché, magari, io sono fuori a cena senza la famiglia, poi durante la notte si sveglia e chiede la mia presenza. In questi casi lo porto con nel lettone per un tempo variabile, dalla mezz'ora a qualche ora, dipende dai suoi bisogni e dal fatto che io mi addormenti o meno abbracciata a lui per poi svegliarmi e riportarlo nel suo lettino.

Ciononostante Pulcino è un bambino sereno: il suo ambientamento al nido è stato relativamente semplice e va a scuola volentieri. Sia in ambientamento, che al ritorno dalle vacanze di Natale, però, ha cercato di ricaricarsi affettivamente, cercando il contatto fisico con me durante la notte. Ma la mattina, abbracciarlo forte forte e poi salutarlo mentre felice mi sorride in braccio alla sua educatrice mi ripaga di tutte le fatiche: è un bambino sereno e, piano piano sta raggiungendo la sua autonomia.

Crescere un bambino ad alto contatto richiede presenza, pazienza, costanza e tanto amore, ma la relazione che si crea tra mamma e bambino è impagabile e vedere il proprio bambino diventare sempre più autonomo è ciò che da ad ogni madre la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta: la scelta di rispondere ai bisogni del proprio bambino.

Commenti

  1. Io non mi sono mai posta il problema del vizio, mi son sempre detta che io me li volevo godere e quindi li ho tenuti in braccio fin quando mi hanno retto le braccia e a dire il vero li tengo tutt'ora quando posso e quando vogliono (perché non vogliono mica più come prima), li ho allattati entrambi per tanto tempo, quasi due anni e sarei andata oltre, hanno dormito con me ed a volte lo fanno ancora, li abbraccio e bacio oltre ogni limite di tolleranza che a volte mi cacciano loro e questo son sincera non perché mi dicevo che per loro era un bene ma perché era ed è un bene per me, averli vicino mi fa sentire lassù sulle nuvole, in alto in alto con il cuore che va a mille

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    1. Io ho sempre fatto spallucce a chi mi diceva che il pianto di uno dei miei bambini era un vizio: partendo dal presupposto che la loro infanzia prima o poi finirà, me li godo così come sono. Mi riempio della gioia del coccolarli e cerco di rispondere ai loro bisogni.
      i vizi, a parer mio, sono altri.
      e come sempre io e te siamo sulla stessa linea...

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