La relazione tra educazione ed emozioni

- Immagine Disney-Pixar-


In una relazione madre figlio entrano in gioco in modo preponderante sentimenti ed emozioni, anzi, la relazione madre figlio è una relazione che senza emozioni e sentimenti non potrebbe esistere.
Una donna, infatti, quando scopre di essere madre, inizia a tessere una serie di emozioni nei confronti del nascituro che saranno alla base della relazione con il proprio figlio e queste emozioni accompagneranno i due per tutta la loro esistenza.

Amo i miei bambini. Li ho amati sin da quando quelle due linee rosa mi hanno detto che sarebbero arrivati e non posso immaginare la mia vita senza l'amore che provo per loro. Non credo di aver provato delle emozioni simili prima di diventare madre.

La pedagogia, al giorno d'oggi, evidenzia come le emozioni facciano parte della relazione educativa, ma in passato non era così. È solo nel XII secolo che ci si è resi conto che gli affetti permeano le azioni degli uomini e che non è possibile comprendere le azioni degli umani prescindendo dagli affetti.

La parola Emozione è giunta nel vocabolario italiano nei primi anni del settecento come adattamento dalla parola francese émuvoir (mettere in moto) e questo termine, nel dizionario pedagogico, viene definito come "movimento dell'animo". Poiché l'educazione mira a favorire l'acquisizione di certe abitudini di condotta, deve fare i conti con le emozioni, che sono messe in gioco in qualsiasi relazione, soprattutto educativa. Un educatore, quindi, deve saper leggere i messaggi verbali e non verbali che gli invia l'educando, per poter intervenire al meglio con la sua azione educativa.
Spesso, infatti, un bambino che soffre manda piccoli segnali di richiesta di aiuto che non sono espliciti ma che, il genitore, l'educatore o l'insegnante, entrando in empatia con il piccolo, deve saper interpretare per capire quali siano le sue reali necessità.

Un neonato che piange, manifesta la necessità della soddisfazione di un bisogno fisico (fame, bisogno di cambiare il pannolino, caldo, freddo...) o manifesta il bisogno di contatto fisico con la mamma. Quest'ultima imparerà piano piano ad interpretare il pianto del neonato ed a capire immediatamente quale bisogno debba essere soddisfatto.
Un bambino piccolo manifesta con il pianto o con un capriccio un suo bisogno: Polpetta, ad esempio, quando era piccolo e si arrabbiava, aveva bisogno che la mamma o il papà lo rassicurassero per potersi calmare.. Pulcino, alla sera, ha tanto bisogno di contatto fisico per ricaricarsi affettivamente e mi porta la fascia portabimbi per mostrarmi di cosa ha bisogno.

E che nascondono i capricci dei bambini? Perché mordono? Perché i bambini sono tristi e fanno fatica a consolarsi?
Leggere dietro ai messaggi dei bambini è molto complesso, a volte si capisce a posteriori un comportamento che in precedenza avevamo interpretato diversamente. 

Ho deciso di iniziare un percorso, qui sul blog, sull'educazione alle emozioni e di leggere le emozioni dei bambini, riflettendo su come una mamma ed un papà possono indirizzare la loro azione educativa per meglio accogliere i sentimenti e le emozioni dei loro bambini ed accompagnarli nel percorso di crescita attuando le azioni educative adeguate.
Parlerò di affettività, di aggressività e rabbia, di tristezza, di felicità...
Sarà un percorso non semplice, come non è semplice interpretare e gestire le emozioni dei bambini, ma mi auguro che possa essere di aiuto alle mamme ed ai papà che leggono il mio blog.

Se c'è qualche aspetto delle emozioni che vi sta più a cuore e che volete che affronti con voi, contattatemi pure nei commenti o alla mail fiorellinosn@gmail.com. Sarò felice  di aiutarvi e le vostre esperienze potranno sicuramente essere di aiuto anche agli altri genitori. Se l'argomento è per voi delicato segnalatemelo ed io rispetterò la vostra privacy evitando di portare dati sensibili sul blog.

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