Il mestiere di genitore



Oggi a pranzo ascoltavo distrattamente il telegiornale, quando ho sentito la voce di Papa Francesco che parlava di educazione, genitori e figli.
Mi sorprende sempre la fresca concretezza con cui parla di educazione, toccando temi importanti senza essere dogmatico, bensì dimostrandosi un grande educatore, che riesce a calarsi nella realtà odierna e a dare consigli educativi pertinenti e pratici, senza inutili giri di parole o frasi difficili da concretizzare nella quotidianità.

Nel  suo discorso si riferiva ai genitori, riconoscendo che troppo spesso sono ostaggi del mondo del lavoro che richiede orari incompatibili con la vita famigliare e rende difficile ad un genitore educare i propri figli. In fondo molti genitori possono svolgere il loro ruolo educativo solamente ad ora di cena, un tempo limitatissimo rispetto alla durata di una giornata.
Ciò comporta che l'azione educativa dei genitori sia complicata non solo dalla scarsa disponibilità di tempo, ma anche da una serie di emozioni contrastanti.
La voglia di essere dei bravi genitori, la paura di non essere all'altezza, l'insicurezza dettata dal fatto che i sensi di colpa per essere poco presenti, giocano un ruolo di primo piano nel far sentire i genitori inadeguati.

Ecco quindi che si cerca aiuto nei consigli degli esperti. Persone formate che hanno le ricette magiche per aiutare i genitori a trovare la soluzione ai loro problemi educativi.
I decaloghi divulgati dagli esperti dove si elencano cose da fare e cose da non fare per educare i figli, però, non sono la reale soluzione ai problemi delle famiglie. È giusto lasciarsi ispirare da libri, articoli, programmi educativi, che comunque sono un'ottima fonte pedagogica, ma non bisogna dimenticare che ogni persona è unica, ogni contesto famigliare è unico, ogni relazione è unica.
I consigli degli esperti non vanno presi come oro colato ed applicati come dogmi, ma vanno assimilati, devono essere frutto di riflessione e ispirazione. Poi è giusto calarli nel proprio contesto in maniera critica, adattandoli alla propria realtà, accettando il fatto che magari quello che è stato il metodo educativo giusto per i primo figlio non lo è per il secondo, o che il metodo descritto nel libro non può essere applicato alla lettera, ma deve essere adattato al proprio contesto.

Un'altro concetto espresso dal papa questa mattina, che mi è piaciuto moltissimo, è stato il seguente:  "I ragazzi debbono crescere senza scoraggiarsi, passo dopo passo. Va bene se li prendete per mano nel salire la scala, ma se gli dite vai dove non è possibile, essi si esasperano. Non bisogna chiedere ai figli le cose che non possono fare".

A volte noi genitori ambiamo alla perfezione dei nostri figli, vorremmo che fossero educati, in grado di fare qualsiasi cosa, che con le loro azioni dimostrassero al mondo quali bravi genitori li hanno cresciuti.
In realtà crescere significa camminare piano piano, raggiungendo una tappa alla volta, senza correre. Quando si cammina su un sentiero di montagna ognuno ha il suo passo. C'è chi cammina veloce e chi cammina adagio. Per arrivare alla meta ognuno deve camminare ascoltando il proprio corpo, altrimenti ci si stanca e non si riesce ad arrivare a destinazione. Educare significa rispettare i tempi dei propri figli. Il genitore può indicare la via, far sentire il proprio figlio che è in grado di fare le cose, ma poi è il figlio che con i suoi tempi e le proprie risorse deve percorrere il proprio cammino supportato dai genitori e rispettato nella sua unicità.
Spesso, al nido dove lavoro, parlo con mamme preoccupate perché il loro bambino non ha raggiunto un determinato traguardo di sviluppo, ma la preoccupazione riguardante tale traguardo impedisce loro di vedere che al momento il loro bambino sta raggiungendo dei risultati importanti in un altro ambito. Ad esempio ci sono bambini che parlano poco, ma in quel periodo stanno acquistando importanti competenze a livello motorio: hanno imparato a camminare, stanno imparando ad alzarsi in piedi da soli, riescono a salire le scale da soli...

Il mestiere di genitore è complesso, difficile, ti mette quotidianamente in discussione, come persona e come genitore. Tante sono le insicurezze che porta a galla, ti mette in crisi perché hai paura di non essere all'altezza, perché ti ritrovi a gestire una situazione che non riesci a risolvere in modo positivo per te e tuo figlio.
Quello che serve è tanto buonsenso, tanta pace interiore, tanta capacità di perdonare e perdonarsi. Per essere bravi genitori è importante ascoltare.
Quando una situazione complicata ci mette in discussione è giusto fermarsi un attimo, non avere fretta. Ascoltare le proprie emozioni, quelle dei propri figli e leggere la situazione dal nostro e dal loro punto di vista ci aiuta a capire di che cosa c'è bisogno in quel momento.
Benché i figli siano cresciuti, non dobbiamo mai dimenticare che solo se li educhiamo in modo empatico, ovvero cercando di entrare in contatto con loro, di capirli, allora sapremo qual è la cosa giusta da fare.

Facile da dire a parole, un po' meno da concretizzare nei fatti.
Ma con un pizzico di fiducia in sè stessi e nei propri figli, c'è la si può fare.
Il trucco sta nell'amare sempre e comunque, anche quando ci sfidano, anche quando ci esasperano, anche quando non sappiamo che pesci pigliare. Perché il fondamento della genitorialità è comunque l'amore, quell'amore che proviamo da quando abbiamo scoperto di essere genitori, quell'amore che non ci abbandonerà mai.

Commenti

  1. Credo che più che un mestiere il genitore sia una sorta di vocazione e di obiettivo per la vita, non si imparerà mai, nemmeno quando credi di conoscere tutte le regole o a quando avrai figli grandi e autonomi, sbaglieremo ancora e ancora ma lo faremo solo guidati dall'amore e questo i nostri figli lo sanno...almeno spero!

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  2. Sai... domani pubblico qualcosa di simile nella mia rubrica Osservatorio! E' una bella riflessione, la tua, e anche a me papa Francesco piace quanto non mi son piaciuti gli altri papi.

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