Missione pannolino compiuta! Ovvero, come abbiamo tolto il pannolino.

 -immagine tratta dal web-


Togliere il pannolino a Polpetta è stato un pensiero che mi ha sempre messo molta ansia.
Al nido dove lavoro aiutiamo le mamme in questo compito delicato, ma il lavoro più grosso viene fatto a casa, in quanto chiediamo loro di iniziare lo spannolinamento con i loro bimbi in famiglia. Noi educatrici subentriamo solo in un secondo momento.
Perché? Semplicemente perché il controllo sfinterico è strettamente connesso con il rapporto madre-bambino. C'è un collegamento inconscio tra il trattenere, evacuare e la relazione materna. Per il bambino, di solito, fare la cacca è inconsciamente un dono per la mamma.

Il momento giusto non c'è , è soggettivo. Ci sono bambini che tolgono il pannolino a 18 mesi, altri che lo tolgono verso i tre anni, dipende tutto da quando il bambino raggiunge il controllo degli sfinteri, cioè inizia a sentire lo stimolo e lo controlla.
La cosa che mi premeva di più era riuscire a fare questo grande passo in modo graduale e che non fosse in concomitanza con la nascita del Micronano. La nascita di un fratellino è un grosso cambiamento e non volevo che lo spannolinamento fosse messo a rischio da una possibile regressione di Polpetta legata all'arrivo del nuovo nato.

Quando togliere il pannolino?


Ci sono dei segnali ben definiti che dicono che è arrivato il momento di togliere il pannolino:


  1. Il bambino è in grado di dire se è sporco o bagnato,
  2. Il pannolino resta asciutto a lungo,
  3. Il bambino ha le competenze necessarie per potersi recare in bagno in modo autonomo e tirare su e giù le mutandine,
  4. Il bambino riesce a far capire che deve andare in bagno,
  5. Il bambino mostra curiosità nei confronti di ciò che avviene in bagno.
Togliere il pannolino è un passaggio graduale che richiede molta pazienza da parte delle mamme. Ci possono essere degli incidenti, ma è importante mantenere la calma e non far sentire in colpa il piccolo per eventuali insuccessi. Se accade qualche incidente di percorso non bisogna mortificare il bambino, ma rassicurarlo, spiegando che sono cose che capitano e che la prossima volta andrà meglio.

Poiché ciò che produce il bambino è per lui motivo di orgoglio, è parte di sè che appare nel vasino, non bisogna sminuire ciò che ci mostra con gioia, nè fare versacci o mostrare disgusto. Il fatto di scoprire che si producono cacca e pipì lascia perplesso il bambino, che scopre di avere un grande potere: può trattenere e rilasciare, può produrre delle cose che non comprende bene cosa siano. Non è più tutto nel pannolino, oggetto di cura e responsabilità dell'adulto, ma è lui che deve diventare responsabile delle sue funzioni fisiologiche: un grande cambiamento! 
È importante anche che il bambino prenda confidenza col fatto che la sua cacca sparirà con lo sciacquone: a volte ci sono bambini che vivono male la sparizione del loro prodotto e ne hanno paura.

Polpetta ha iniziato a mostrare interesse verso la sua pipì la scorsa estate, ma non era in grado di dire quando gli scappasse. Durante le vacanze ero stata un po' criticata perché non avevamo ancora iniziato a lavorare sullo spannolinamento, ma sentivo che Polpetta non era ancora pronto.
A fine agosto, quando ha iniziato a provare curiosità nei confronti del vasino, abbiamo iniziato a sederci sul vasino a metà mattina e nel pomeriggio. Si sedeva con i suoi giochi e passava delle mezz'ore giocando o leggendo. A volte produceva qualcosa, a volte no. Però prendeva confidenza con un oggetto nuovo. Piano piano mettendolo seduto ogni ora, faceva pipì con regolarità, ma col ritorno al nido è regredito un po': accettava di sedersi il vasino a casa, ma si rifiutava al nido, preferendo affidarsi al pannolino. Le educatrici, molto sensibili, hanno rispettato i suoi tempi ed atteso che si sentisse pronto a sedersi sul vasino anche al nido.
Noi non ci siamo scoraggiati e quando tornava a casa lo mettevamo seduto con regolarità sul vasino. Nonostante questo, però, non ci ha mai detto quando gli scappava la pipì o la cacca. Se avevamo fortuna faceva nel vasino, altrimenti nel pannolino.

Verso febbraio, secondo me, eravamo pronti per il grande passo: provare a stare senza pannolino per un po'. Purtroppo una serie di influenze, tra cui una bruttissima influenza intestinale, ci hanno messo i bastoni tra le ruote ed abbiamo dovuto interrompere il nostro progetto, per cui Polpetta ha continuato a sedersi sul vasino con regolarità, ma abbiamo aspettato che fosse di nuovo in salute per riprovare a stare solo con le mutandine. Il grande passo è avvenuto a marzo e, quando si tornava dal nido e dovevamo andare a fare delle commissioni, Polpetta indossava i pannolini lavabili, soprannominati le "mutandine speciali" perché con quelle sentiva quando era bagnato, ma ci erano di aiuto quando non eravamo in casa, evitando laghetti imbarazzanti sul pavimento del supermercato.

Una mattina di inizio aprile, era un lunedì, Polpetta mi ha guardata serio e mi ha detto: "no, mamma, non mettermi il pannolino, sono grande io. Prometto che non farò la pipì in giro!"
Quella settimana c'è stato qualche incidente di percorso al nido, ma in pochi giorni non ce ne sono più stati, tanto che quando siamo stati a Pisa, il ponte del primo maggio, abbiamo visitato la città senza pannolino.

Benché la mattina e dopo il sonno pomeridiano il pannolino fosse sempre asciutto, ho atteso un po' prima di toglierlo anche per la notte, perché siamo passati dal lettino con le sponde al "letto dei bambini grandi" e non volevo apportare troppi cambiamenti contemporaneamente, ma dopo una settimana nel letto dei grandi ho annunciato a Polpetta che era cresciuto e che, se voleva, potevamo provare a dormire senza pannolino.

Sono orgogliosa del mio bambino, è stato bravissimo e finora, incrociando le dita, non ci sono stati incidenti nemmeno a letto, tanto che anche al nido non usiamo più pannolini.
Che dire?
Non è stato difficile.
Ho ascoltato il mio bambino ed è stato un passaggio graduale, ma ricco di soddisfazioni.
Mi fa sorridere, quando sta giocando e poi sparisce in bagno, prende il vasino e poi appare tutto orgoglioso dicendo: "guarda mamma che bravo!", portandomi il suo dono.
Siamo stati davvero fortunati!

Mi auguro di esserlo altrettanto, quando un giorno sarà ora di togliere il pannolino al Micronano. La cosa che mi rende più felice e serena, è il fatto che siamo riusciti a togliere il pannolino in modo graduale e poco traumatico prima della nascita del fratellino.
Mi aspetto una regressione, ma speriamo che sia indolore!

Alla fine ho fatto bene ad ascoltare la vocina interiore che la scorsa estate mi diceva che, nonostante venissi criticata, dovevo rispettare i tempi del mio bambino: ogni bambino è a sè. Siamo noi mamme che conosciamo i nostri bambini e siamo dotate di quel potere speciale, l'istinto di mamma, che ci guida e ci aiuta a fare le scelte migliori per i nostri tesorini!



Commenti

  1. Con Leo togliere il pannolino e' stato un lungo percorso, abbiamo iniziato l'estate in cui aveva due anni e forse era troppo presto ma oramai avevamo iniziato e tornare indietro mi sembrava controproducente. Devo il successo alle maestre del nido che una volta rientrati dalle vacanze si sono rese disponibili a collaborare ed in effetti durante le ore di asilo non c'erano problemi, la storia cambiava una volta rientrati a casa ma ho aspettato con pazienza e rispettato i suoi momenti, e piano piano ci siamo riusciti.

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  2. Ho raccontato della decisione di mio figlio di togliere il pannolino qui (http://mammavvocato.blogspot.it/2014/01/son-notti-di-carattere-testardo.html): dopo una settimana di incidenti, il passo era compiuto e episodi di pipì scappatra ce ne sono stati, da allora, solo tre o quattro.
    Dopo due settimane dallo spannolinamento, non lo aveva voluto neanche più di notte, così, da un giorno all'altro!
    E' proprio vero che bisogna ascoltare il propio figlio e tu hai fatto benissimo!
    Poi, certo, l'aiuto delle educatrici aiuta molto e per fortuna io l'ho avuto.

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