Great expectations: la mamma e l'educatrice



Quando ero incinta di Polpetta, tutti mi dicevano che, siccome sono un'educatrice e lavoro al nido, sarei stata avvantaggiata e per me gestire un bambino sarebbe stata una passeggiata.
Io smentivo le loro previsioni: nel nido dove lavoro accogliamo bambini dai 12 mesi compiuti, per cui non avevo esperienza diretta con i neonati.
Però dentro di me pensavo: ah, al lavoro mi occupo di otto bambini contemporaneamente, con un figlio, una volta capito come si gestisce un neonato, sarà una passeggiata!

La realtà, invece, disattende sempre le aspettative.

Con Polpetta ho dovuto imparare a scindere le teorie pedagogiche e le pratiche di cura che uso al lavoro da ciò che è l'essere mamma.
Tutto appare sotto una prospettiva diversa.
Per quanto tu possa essere preparata, tu sappia gestire i bambini del nido, non sono i tuoi figli. 
Se un bambino del nido piange, lo consoli, cerchi di capirlo, ti fai carico del suo disagio, sei empatica, ma non è tuo figlio. Puoi volergli un bene dell'anima, ma comunque riesci a tenere quel giusto distacco necessario per essere razionale e gestire la situazione.

Con tuo figlio è diverso.
La maternità crea un legame così viscerale che, per quanto tu possa essere preparata, hai tutte le insicurezze di una madre, ci sono emozioni profonde in ballo che veicolano il tuo pensiero e le tue azioni.
Ami così tanto tuo figlio che ti chiedi quale sia la cosa migliore da fare per ogni situazione, perché lo ami e vuoi il meglio. Perché sei mamma e devi acquisire esperienza.

Al nido tutto è scandito dalle routines. 
Danno sicurezza ai bambini, che nelle routines trovano tutto uguale, giorno dopo giorno. Sanno cosa aspettarsi in ogni momento della giornata. Saluti la mamma, giochi un po', fai merenda, ti cambi il pannolino, fai l'attività del giorno, ti lavi le mani, pranzi, giochi e ti cambi di nuovo, vai a nanna e dopo le nanne ci si cambia il pannolino, si fa merenda e arriva la mamma mentre giochi.
Tutto uguale, sempre, così rassicurante, anche per le educatrici.

 A casa le routines sono meno prevedibili.
Ogni giorno è diverso. Ci sono gli imprevisti, sei più rilassato.
Non sei un'educatrice, ma una mamma.
Segui il tuo bambino, ma anche la casa, anche la famiglia, anche te stessa.

Quando sei li, neo mamma, con il tuo piccolo di pochi giorni tra le braccia tutto è nuovo. Devi imparare a conoscerlo, rafforzare il legame creato durante la gravidanza, riorganizzare la tua vita in funzione di un piccolo che ha assolutamente bisogno di te per sopravvivere.

E i dubbi ti assalgono, ti senti insicura, fino a che non impari ad usare quella cosa magica che ti ha donato la natura: l'istinto materno.
Finché non lo si ascolta tutto è difficile, complicato.
Poi impari ad ascoltare quella vocina dentro di te che sa sempre qual è la cosa giusta da fare. Quella vocina che, quando non la ascolti, ti dice: "vedi che se mi avessi ascoltato tutto sarebbe stato più semplice?"

E così ho imparato ad ascoltarla.
Ho imparato ad annuire quando mi venivano dati consigli richiesti e non, poi ho imparato a fare di testa mia, ascoltando la saggia vocina che mi indica sempre la strada migliore.

Ancora oggi, a volte, ascolto la razionalità e me ne pento.
Succede raramente, per fortuna, ma quando accade la vocina del mio istinto mi bacchetta ancora: "vedi che ti dicevo di fare diversamente? Se solo mi avessi ascoltata!"

Così le aspettative che avevo in maternità sono state in parte attese ed in parte disattese. Se da un lato occuparsi di uno o due bambini è più semplice che occuparsi di otto contemporaneamente, ho imparato a fare i conti con l'imprevedibilità della vita domestica, con un ambiente che non è a misura di bambino come una sezione, ma è a misura di famiglia.
In casa tu ed i bambini siete rilassati, ci sono meno sovrastrutture e si è semplicemente sè stessi, con meno inibizioni, si è più imprevedibili.
E bisogna imparare ad accettare l'imprevedibilità, far fronte a ciò che non si può controllare. Si impara a riconoscere i segnali che indicano che sta per arrivare un pianto ed a leggerne le cause, si impara a riconoscere un capriccio ed a capire cosa si nasconde dietro, si impara a fare i mestieri con un bimbo in fascia e contemporaneamente giocando con l'altro.
Si impara che le aspettative non sono mai veritiere e che la maternità ti cambia in modo viscerale e ti regala qualità inaspettate che ti rendono in grado di gestire qualsiasi  situazione.
A patto, però di dar retta al tuo istinto materno.

Questo post è stato ispirato dal tema del mese delle #StorMoms: #GreatExpectations.
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Commenti

  1. Condivido ogni parola. La sintesi finale è l'istituto materno che ci guida, sempre. Bello!

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  2. Trovo interessantissime le tue osservazioni! In verità sotto sotto mi sono sempre chiesta come fosse per chi già lo fa di mestiere, per chi ha bebè o bambini intorno, manualità, esperienza, nozioni. E tu hai risposto su tutto. Grazie :)

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  3. sai che mi sono sempre chiesta come fossero le educatrici a casa? Tu mi hai mostrato che sono sempre mamme, come tutte noi! Però certamente la tua esperienza professionale aiuta sotto altri aspetti, poichè sai, ad esempio, esattamente quanto e come alcuni giochi soddisfino bisogni del bambino o aiutino il suo sviluppo...e quando lo scrivi in un post, io leggo volentieri e ne faccio tesoro!!!

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    1. È un piacere per me sapere che ciò che scrivo è utile, grazie!

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