Il bambino competente




Recentemente sono stata ad un corso di aggiornamento in cui si prendeva in considerazione l'idea di bambino.
È stato un corso davvero interessante che mi ha arricchita di spunti di riflessione su quello che gli adulti pensano dei bambini.



Sebbene, infatti, si sia da tempo abbandonata l'idea di bambino inteso come recipiente da riempire di nozioni, spesso, fino ad una certa età, i bambini non vengono ritenuti competenti.

In realtà un bambino è espressione di un mondo complesso, ricco di potenzialità che aspettano solo di essere lasciate libere di esprimersi, perché ogni bambino è in sè diverso ed unico ed è pronto a sperimentare tutto ciò che è diverso e nuovo.

I bambini, infatti, sono competenti, hanno delle idee sul mondo e tramite la loro esperienza costruiscono i loro apprendimenti.

Un bambino sin da quando nasce, impara tramite l'esperienza. Ad esempio impara, col tempo e l'esperienza, che quella cosa strana che appare nel suo campo visivo è attaccata al suo corpo, che è interessante e che gli permette di fare molte cose. Impara che è la sua mano, che può esplorare con la bocca, che da pugno si può aprire e che può anche afferrare gli oggetti.

Un bambino di un anno impara a raffinare i suoi movimenti, afferra il cucchiaio e piano piano impara ad essere sempre più competente ed a mangiare da solo.

I bambini sono sociali, hanno un tessuto di relazioni significative che si formano dalla nascita e tramite le quali costruiscono la loro competenza relazionale.

I bambini sono piccoli scienziati che apprendono ponendosi delle domande ed imparando tramite tentativi ed errori.
Oggi provo ad infilarmi i pantaloni. Non ci riuscirò, ma so che piano piano diventerò competente e saprò vestirmi da solo come i grandi.

Sin dalla nascita i bambini sono degli apprendisti naturali, sono in una relazione attiva con il mondo. Hanno bisogno di spazi e materiali per mantenere attivo il loro pensiero fecondo e poter fare domande legate al funzionamento del mondo.

Vigotzky diceva che il bambino apprende solo se può dare un significato a ciò che sta facendo.
Il significato lo può dare solo se c'è un adulto vicino che risponde alle sue domande e lo aiuta a comprendere la realtà.

Questo non significa, però, dare risposte preconfezionate, ma significa permettere al bambino di sperimentare, perché è provando sulla sua pelle che apprende.

Se penso a Pulcino, mi viene in mente quando lo stendevo sul tappeto e mettevo un giochino li, per terra, un po' distante da lui. Piano piano si sforzava e rotolava su sè stesso fino a raggiungere il gioco.

Ricordo bene il pomeriggio in cui Polpetta, aggrappandosi al divano, si è alzato in piedi da solo, mentre io lo guardavo vigilando che non si facesse male, ma lasciavo che provasse da solo.

Ecco che il bambino ha bisogno di fare esperienze, che il papà e la mamma si mettano in secondo piano e lo lascino libero di fare.

Non importa se all'inizio sbaglierà, se dopo il primo passo ci sarà una caduta, piano piano imparerà a camminare sulle sue gambe.

Non importa se inizialmente la pappa cadrà dal cucchiaio o se si bagnerà con il bicchiere. Piano piano diventerà competente e saprà mangiare senza sporcarsi o sporcare in giro.

Non importa se inizialmente infilerà la maglia al contrario. Provando e riprovando imparerà a metterla dritta.

Noi adulti ci dobbiamo ricordare che i bambini sono solo piccoli, che sono inesperti, ma non per questo mancano di intelligenza o di capacità. I bambini non sono stupidi come a volte ho sentito dire. Hanno una loro dignità che non va mai dimenticata. Sono persone a tutto tondo, sono persone che hanno valore tanto quanto noi adulti.
Hanno solo bisogno di guide che li aiutino a fare esperienza, che non li sminuiscano per la loro inesperienza, bensì li prendano per mano e li supportino, che facciano sentire loro che hanno fiducia nelle loro capacità.

Hanno bisogno di adulti che abbiano un'idea di bambino competente, adulti che li amano così come sono e li apprezzano per le loro piccole, grandi conquiste.

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