Partoanalgesia





Ieri sono stata ad un incontro sulla parto analgesia, organizzato presso l'ospedale dove tra un paio di mesi partorirò il Micronano.
È l'ospedale della mia città, dove nella mia vita è avvenuto tutto. Sono nata, vi ho vissuto momenti forti e momenti dolorosi, momenti felici come la nascita di Polpetta e grandi preoccupazioni. Un ospedale è così. Luogo di cura in cui ci si reca per necessità e si spera sempre che le cose vadano per il meglio.

La sala congressi era gremita di donne col pancione, l'aria viziata, il caldo insopportabile, mi mancava l'aria. L'istinto sarebbe stato quello di scappare via, ma mi sono imposta di rimanere, perché ero andata li per informarmi.
Quando tre anni fa è nato Polpetta, in ospedale non esisteva alcuna terapia del dolore per alleviare il parto.
Ricordo benissimo quella notte. Il travaglio è iniziato verso la mezzanotte ed io ero sola, perché mio marito era stato mandato a casa. La mia compagna di stanza riposava dopo aver partorito quella mattina ed io camminavo su e giù per il corridoio nel silenzio della notte per alleviare i primi dolori. Da sola. Ecco, quella solitudine mi ha fatto soffrire, ma sapevo che al momento giusto avrei potuto chiamare Marito e mi sarebbe stato a fianco.
Non ero spaventata. Ciò che mi ha dato forza tutta la notte è stato ripetermi che il parto è una cosa naturale, lo fanno tutte le femmine, di qualsiasi specie, dalla notte dei tempi. Donne, elefantesse, foche, delfini, gatte, giraffe...

Due momenti sono rimasti impressi nella mia mente. Il primo è stato verso le cinque del mattino, avevo già avvisato Marito che era ora di venire al mio fianco e lui stava correndo in ospedale. Io, tra una contrazione e l'altra, guardavo fuori dalla finestra socchiusa. Il cielo stava schiarendo e si sentivano i primi cinguettii mattutini degli uccellini. Mi dicevo: la notte è passata, tra poco nascerà!
L'altro momento, meno filosofico è stato quello in cui ho guardato l'ostetrica e le ho chiesto: "è tardi per chiedere l'epidurale, vero?" E lei, col suo sorriso rassicurante mi ha risposto: "si, è tardi, ma qui non la pratichiamo."

Polpetta è nato lo stesso.
Un parto non è una passeggiata, mentre ero li che cercavo di gestire dolore, contrazioni, emozioni sentivo di essere al centro di una cosa più grossa di me, eppure sentivo di essere forte, di essere in grado di arrivare fino in fondo e così è stato. 

Ora le cose sono cambiate, l'edificio in cui io, Marito e Polpetta siamo nati è stato abbattuto, stanno costruendo il nuovo ospedale della Madre e del Bambino. Per ora hanno spostato la maternità in un edificio provvisorio e sono stati avviati i protocolli perché l'ospedale sia a tutti gli effetti un ospedale Amico del Bambino.

L'incontro di ieri è stato illuminante: le sale parto non esistono più. Si travaglia e partorisce nella stessa stanza.
Le sale travaglio sono state realizzate per rendere confortevole un momento forte come il parto. Ogni sala travaglio sfrutta la cromoterapia, per cui le sale sono di colore diverso, c'è la possibilità di portarsi la propria musica da casa e quindi di rilassarsi con la musicoterapia, viene utilizzata l'aromaterapia, quindi la futura mamma può portarsi il proprio olio essenziale preferito che verrà diffuso nella stanza. Oltre al lettino ostetrico ci sono uno sgabello, la palla e, in comune con le altre sale, una doccia per potersi rilassare (sempre che sia libera).
Dallo scorso anno è possibile utilizzare il protossido di azoto, conosciuto come gas esilarante, per poter controllare il dolore in travaglio. Una grande novità, ma se penso che mia nonna, negli anni '60 ha partorito in Inghilterra utilizzando questa tecnica di controllo del dolore, mi domando perché in Italia siamo così retrogradi da introdurre tecniche così utili per il benessere della persona con 50 anni di ritardo.
Inoltre, nel caso si volesse, è possibile richiedere l'uso dell'epidurale.
Dalla 34esima settimana si compila un questionario apposito per un'anamnesi medica che serve a valutare il quadro clinico della madre e vengono fatte delle analisi del sangue specifiche, che se comunque verranno ripetute al momento del ricovero, per poter praticare l'epidurale in sicurezza.

L'incontro è stato davvero esaustivo ed illuminante.
La cosa più bella che le relatrici hanno detto è stato ricordare che il parto è un evento naturale. Una donna in gravidanza è una persona sana. Non è una persona malata da curare, bensì una persona da accompagnare in un momento forte come la nascita di un figlio.
Siamo noi madri che dobbiamo decidere cosa sia meglio per noi. Ci dobbiamo documentare, per arrivare preparate al momento del parto, ma non dobbiamo precluderci alcuna possibilità di poter vivere la nascita del nostro bambino nel migliore dei modi. Il personale della maternità è li per aiutarci, sostenerci, darci coraggio.

Sinceramente l'epidurale mi spaventa. Io ho il terrore degli aghi, l'idea che un'agocanula venga infilata nella mia spina dorsale mi terrorizza. Ma arriverò al parto comunque pronta, con tutte le carte in regola per poter cambiare idea. (Dubito fortemente, se solo penso all'ago ho una fifa blu...)
Chissà, magari partorirò drogata di gas esilarante, magari implorerò l'epidurale, o magari farò tutto da sola come la prima volta.
Ma il mio mantra sarà comunque lo stesso.
C'è la fanno tutte, ce la farò anch'io!

Commenti

  1. Purtroppo ho avuto due cesarei e non sai quel che avrei dato perché fosse andata diversamente. Il travaglio non me lo sono risparmiata però ricordo quei dolori come dolcissimi (pensa te che sciocca, ma forse solo perché non sono andata fino in fondo
    e non ho sentito quelli veri!). Travaglio e parto da noi si fanno comunque nella stessa stanza e devo dire che in questo l'ospedale della città e' attrezzato. Anche l'epidurale e' garantita ed è possibile fare pure il parto in acqua. Nonostante ciò il numero dei cesarei e' alto e non credo dipenda tanto dal timore delle pazienti....e' bellissima l'immagine di te alla finestra che guardi sorgere il nuovo giorno e dici "tra poco nascerà!".

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