Bicicletta, papaveri e camomilla



Questi giorni sono stati davvero molto tranquilli, anche perché sono a riposo. Ciò ci ha premesso di goderci i pomeriggi. Il tempo era l'ideale: non troppo caldo, non troppo freddo, ventilato, qualche nuvola, insomma ti invogliava a stare all'aperto.
Anziché andare al parco giochi, abbiamo preferito far scorrazzare Polpetta con la sua bici qui dietro casa.
Sta prendendo confidenza con i pedali, e corre via sempre più veloce. È una gioia vedere come ha imparato ad usare i freni, a curvare, a rallentare in tempo prima di andare a sbattere contro il muretto.

Emersi dal garage andiamo nel piazzale dietro casa, dove il mio bambino adora pedalare, scendere dalla bici, raccogliere sassolini e lanciarli nei tombini, risalire, arrivare in fondo al piazzale, girarsi, tornare verso di noi... È sempre molto prudente, non è un bambino spericolato, per cui sono tranquilla. Mi siedo sul prato (o meglio mi spiaggio come un'otaria, data la mia stazza da donna incinta in procinto di partorire) e mi diverto a guardarlo, sotto l'ombra degli alberi, ascoltando le voci dei bambini e dei ragazzini che giocano in giardino.
Poi a Polpetta viene voglia di andare veloce: chiama il suo papà ed insieme fanno il giro del complesso residenziale. Polpetta pedala, Marito corre. (Il metodo migliore per fare un po' di moto).

Ad un certo punto, però, Polpetta si stanca di girare sotto casa. Ecco che allora arriva il bello di abitare in una zona un po' isolata, in mezzo ai campi. Partiamo per la nostra passeggiata e ci immergiamo nella natura.
A fianco alla zona residenziale in cui viviamo c'è una stradina, che quest'inverno è stata asfaltata, che passa a fianco ai campi di meloni ed arriva alle stalle dove ci sono le mucche.
 Vicino ai campi ci sono degli stagni, dove lo scorso anno ci fermavamo a guardare le rane e ad ascoltarne il canto. Quest'anno, per via dei lavori, le rane non ci sono, anche se comunque la sera, quando apriamo le finestre, sentiamo lo stesso il loro gracidare provenire dalla campagna.
La passeggiata è ricca di colori e profumi. Ci sono molti papaveri, sul ciglio della strada: Polpetta ama giocare con quei fiori rossi, i cui boccioli si possono aprire e permettono di inventare giochi coi loro petali. Ora che sono quasi sfioriti gli piace raccogliere quel che resta dei fiori e spargere i semini sul prato.
Poi c'è la camomilla. Raccogliere i fiori sprigiona un profumo intenso e meraviglioso, che quasi inebria. Il mio bambino prende i boccioli ormai senza petali e li tocca con le dita, lasciando cadere briciole di boccioli gialli sull'erba, li annusa, ci gioca a lungo.





Poi la passeggiata continua. Costeggiamo un boschetto di pioppi, ascoltiamo il vento che ne muove le fronde ed io mi fermo sempre un pochino. Chiudo gli occhi ed ascolto quel suono rilassante e quasi catartico, mentre il mio bambino scende dalla bici e raccoglie sassi.

Arrivati alle stalle, passiamo a salutare i vitellini.
Polpetta, nella sua innocenza di bimbo di tre anni, è felicissimo di salutarli uno ad uno. A me fanno una gran pena, separati dalla madre il giorno della nascita e messi in gabbie singole. L'allevamento intensivo è crudele. Ripenso sempre quando da piccola andavo in montagna dalla nonna e ci recavamo alla contrada che ha visto i suoi natali. Qui c'erano le stalle e le mucche vivevano nei prati e la sera tornavano alla contrada dove venivano munte. Gli anni sono passati, le mucche non ci sono più e quelle stalle sono state trasformate in abitazioni, per cui, mi accontento di far vedere al mio bambino le mucche dietro casa, ma ricordo con nostalgia quando osservavo il malgaro mungere le mucche a mano.
Dopo aver passato in rassegna tutti i vitellini, ci spostiamo verso la stalla grande, dove ci sono il signor Toro e le signore Mucche. Polpetta passa con la sua bicicletta vicino a loro, salutandole, controllando se mangiano e soffermandosi a guardarle quando si avvicinano a delle spazzole automatiche che credo abbiano la funzione di fare i grattini sulle loro schiene. A giudicare dal loro sguardo soddisfatto delle mucche, sembrano apprezzare molto.
Ormai abbiamo preso confidenza con le mucche e loro ci riconoscono. Ce n'è una, bianca e nera, che ci segue per tutto il tragitto fino alla fine della stalla. La mucca preferita di Marito è Occhidolci, soprannominata così perché ha il pelo color nocciola, gli occhi bellissimi, contornati dal pelo bianco, ed è una delle mucche che sembrano più incuriosite dalle nostre visite.

Dopo che Polpetta ha salutato tutte le mucche, torniamo verso casa, passando tra i gelsomini dei giardini dei vicini e riportiamo la bicicletta in garage. 
Il momento del rientro verso casa è sempre triste per il mio bambino, confesso che lo è anche per me, che trovo la nostra passeggiata rilassante. 
Siamo fortunati a vivere in mezzo ai campi perché possiamo immergerci nella natura ogni volta che lo desideriamo. Ammiriamo il passare delle stagioni, come il paesaggio muta, il sole che tramonta sul campo di peri, salutiamo le rondini che hanno il loro nido sulle scale che portano a casa nostra e accompagnano le nostre estati, osserviamo il ciclo dei raccolti dei campi che ci circondano.


A volte penso ai bambini che crescono in città. Da bambina nata e cresciuta in città mi sento privilegiata, perché i miei genitori hanno sempre sfruttato il week end per portare me e mia sorella in montagna, a contatto con la natura. Purtroppo ci sono bambini che non escono mai dal loro quartiere e che perdono l'occasione di fare esperienze che potrebbero contribuire ad arricchire il loro bagaglio culturale e di vita. Una volta, quando lavoravo al Centro diurno, abbiamo portato i bambini in montagna. Uno di loro mi ha chiesto cos'erano tutti quegli alberi che stava osservando dal finestrino del furgone. Quando gli ho detto che era un bosco, è rimasto a bocca aperta. "Un bosco vero? Non ne avevo mai visti!"

Ecco. Noi genitori siamo responsabili della crescita globale dei nostri bambini ed essa passa anche dalla scoperta di cose che diamo per scontate: insetti, animali, piante, fenomeni naturali. Usciamo, torniamo nei prati, stupiamoci insieme ai nostri bambini nell'osservare una formica che porta una briciola!
Quando i nostri bambini cresceranno capiranno che tesoro abbiamo donato loro e, cosa più importante, avremo l'occasione di crearci un bagaglio di ricordi meravigliosi. Il tempo passa, non torna più indietro. Creiamo occasioni di qualità per stare coi nostri bambini!


Commenti

  1. Davvero esistono bambini che si stupiscono di un bosco vero?!? Non bisogna dare per scontato la natura, su questo concordo, ma davo per scontato che tutti i genitori ci portassero i loro figli e le mete del fine settimana non fossero solo i centri commerciali....ingenua io!
    Comunque è stato bello seguirvi nella vostra passeggiata attraverso le tue parole!
    Per fortuna, le stalle dietro casa nostra non separano vitellini e mucche e li accolgono solo la sera, perchè di giorno sono fuori nei prati!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Erano bambini seguiti dai servizi sociali, con famiglie problematiche. Purtroppo vivevano in contesti poveri e non avevano la possibilità di fare esperienze.

      Elimina
  2. La fortuna dell'abitare in un contesto naturale è il vedere i fiori, gli animali, nel loro ambiente.
    Io abito in montangna e l'allevamento non è proprio così intensivo, ma la fine che fanno i vitellini è sempre quella.

    RispondiElimina
  3. Io ho la fortuna che i mia mamma ed i miei suoceri vivono in campagna e quindi i bambini spesso sono a giocare in mezzo al verde, agli animali ed ai campi. Non è stato facile vivere in Kuwait dove al massimo puoi incontrare qualche palma da dattero o qualche fiorellino delle aiuole a bordo strada. Però ogni volta che torniamo in Italia ci catapultiamo nella natura più selvaggia!
    Comunque, quando sono andata in gita in una fattoria didattica con il mio quattrenne ho visto dei bambini della sua età stupirsi alla vista di una gallina e di una mucca...

    RispondiElimina

Posta un commento