Tu chiamale se vuoi.... Emozioni!


Immagine tratta dal web

"Mamma, sono arrabbiato!"
Quando Polpetta è contrariato lo dice chiaro e tondo, è inequivocabile, sa far capire bene che è arrabbiato, come sa far capire bene quando è triste. "Non volevo che la torta finisse!" Ha detto tra le lacrime qualche sera fa, quando è terminata la torta delle rose, che gli piace molto. (Si, ha usato il congiuntivo! Sono molto orgogliosa del fatto che abbia imparato ad usare questo tempo verbale spesso dimenticato!)

Il fatto che sia in grado di esprimere i suoi sentimenti, è frutto di un lavoro che abbiamo intrapreso Marito ed io, tempo fa, quando ci siamo accorti che il nostro bimbo, che non aveva ancora compiuto i due anni, non riusciva ad esprimere le sue emozioni e stava diventando difficile gestirlo quando "gli partiva l'embolo".
Lui piangeva disperato, ma se noi genitori davamo un nome all'emozione che stava provando, riusciva a calmarsi e la crisi passava più rapidamente.

Essere genitori empatici e capire le emozioni che stanno provando i nostri figli è importante, perché a volte le emozioni si presentano così prepotentemente che i bambini, soprattutto quelli più piccoli, ne sono sopraffatti ed attivano comportamenti inadeguati.
Sapere che il papà e la mamma hanno capito che un bambino è arrabbiato, o triste, o deluso o, al contrario, felice, aiuta i bambini ad accettare le forti emozioni che provano, si sentono autorizzati a provarle ed imparando a verbalizzare le loro emozioni capiscono come gestirle. 

Spesso i bambini si sentono dire: non piangere, sei grande!
In realtà è giusto che il bambino pianga, che si senta libero di esprimere le sue emozioni, perché trattenerle fa male. Gli adulti che tengono le emozioni dentro di loro, perché sono stati educati che non va bene esternarle, sviluppano sintomatologie psicosomatiche come emicranie, dolori di pancia, gastriti...

Il pianto del bambino piccolo esprime molto sentimenti: rabbia, dolore, frustrazione...
Dare un nome al sentimento provato aiuta il bambino a comprenderlo, ridimensionarlo, gestirlo. I bambini piccoli, però, non sempre riescono a distinguere quando sono arrabbiati, o tristi,o frustrati, è l'adulto che può aiutarli a fare questa distinzione, permettendo così  al bambino di capire che provare queste emozioni è naturale, che gestendole passeranno. Sapere che il genitore comprende le emozioni che il bambino prova, lo autorizza ad esprimere la sua emozione, si sente compreso e così riesce ad acquisire tecniche per calmarsi da solo che poi lo aiuteranno in età adulta,
Questo lavoro si chiama educazione emotiva.

L'educazione emotiva è importante, ma spesso non viene considerata perché osservando lo sviluppo dei bambini ci si sofferma sullo sviluppo intellettivo, quello motorio, sullo sviluppo del linguaggio e non si pensa che anche lo sviluppo emotivo ha la sua importanza.  
Educare i bambini alle emozioni li aiuta a gestire i loro comportamenti prima che sfocino in crisi e li aiuta a diventare adulti sicuri di sè.

Abbracciare un bambino arrabbiato o triste o spaventato e ascoltarlo mentre racconta quali emozioni sta provando significa legittimarlo a provare l'emozione, porre dei limiti ai suoi comportamenti lo aiuta a capire che tutti i sentimenti o desideri sono accettabili ma non tutti i comportamenti e ciò lo aiuta a focalizzare la sua attenzione sulla risoluzione del problema. 

È un lavoro educativo che richiede all'adulto impegno, sensibilità e tanta pazienza, ma che alla lunga ripaga.
Ora Polpetta, quando si arrabbia, piange, verbalizza le sue emozioni e dice, ad esempio che è arrabbiato. È successo anche ieri sera, quando, facendo la doccia col papà si è arrabbiato perché voleva lavare i suoi animaletti prima di lavarsi i capelli. Marito non aveva capito e ha lavato i capelli a Polpetta prima che lui potesse fare la doccia ai suoi pulcini. La rabbia è esplosa in un pianto forte, mentre Polpetta diceva al papà che era arrabbiato con lui. Parlando insieme siamo riusciti a capire i motivi per cui era arrabbiato ed a contenere la sua forte emozione dicendogli "abbiamo capito che sei arrabbiato  e perché, ci dispiace molto per quello che è successo. Purtroppo hai già lavato i capelli, ma ora prova a calmarti, che laviamo i tuoi pulcini come volevi! Anche se non l'hai fatto prima, lo possiamo fare ora, che dici? I tuoi pulcini aspettano di fare la doccia." Dopo aver parlato un altro po' della sua rabbia, Polpetta è riuscito a rilassarsi. Ha preso la sua rabbia tra due dita e l'ha lanciata giù per lo scarico della doccia ed ha terminato di lavarsi e lavare i suoi animaletti sereno.



Commenti

  1. State facendo un ottimo lavoro. Le emozioni sono la parte più importante della vita, senza le quali saremmo automi.

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  2. Miciomao si lascia dominare dalla rabbia, anche noi stiamo cercando di aiutarlo ad incanalarla e smaltirla in altro modo. Non è facile, ma non può che essere una cosa più che positiva riuscire a esprimere i propri sentimenti, crea molte meno frustrazioni

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  3. Credo nella bellezza delle emozioni, tutte anche quelle che spesso vengono giudicate negative e sto cercando di trasmettere che provarle è bello e importante, significa avere un'anima e ascoltare la propria sensibilità. Mi è capitato di piangere davanti ai miei figli, sia per la gioia che per la rabbia e il dolore, non mi sono nascosta e a loro, che mi guardavano perplessi e preoccupati, ho spiegato con parole semplici cosa mi stava succedendo, ribadendo più e più volte che mostrarsi arrabbiati, tristi o delusi, piuttosto che tristi, non è un segno di debolezza anzi che da li si riparte per essere più forti.

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  4. Siete veramente dei genitori attenti e pazienti, complimenti! Io ci provo, anche perché ho sempre pensato che le emozioni andassero esternate e fosse un bene parlare dei propri stati d'animo con le persone vicine, però con il nano ho ancora difficoltà. Lui tende a chiudersi e non parlarne, proprio come il suo papà solo che, essendo piccolo, poi finisce per esplodere in modo violento.
    Insomma, ci dobbiamo lavorare, Grazie per avermelo ricordato!!!

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