I diritti naturali dei bambini, il diritto al dialogo





Ieri pomeriggio eravamo in piscina per il corso di nuoto di Polpetta.
Mentre lui sguazzava felice in acqua, nuotando come un pesciolino, io e Pulcino eravamo ad aspettarlo nell'area bar dove, attraverso le vetrate, si può osservare cosa succede in acqua.

Ad un certo punto Pulcino, che stava giocando con il suo dinosauro di pezza, ha iniziato un gioco degli sguardi con me, che poi si è modificato in gioco del cucù, baci, gridolini e lallazioni.

Dietro di noi, sul divano, parlavano due mamme. Molto prese nei loro discorsi ignoravano i figli, di poco più grandi di Pulcino: un bimbo che giocava nel passeggino con un gioco ed una bimba. La bimba ne faceva di ogni: piangeva, chiamava insistentemente a voce alta la mamma, ogni tanto scappava via gattonando per la zona bar. In tutto questo la madre, presa dal discorso, si interrompeva solo per dire alla figlia di stare buona. La cosa è durata una decina di minuti, finché la mamma, spazientita, si è finalmente dedicata alla figlia. Quando le ha dato da bere la bambina si è calmata e, appagata, si è concentrata sul suo gioco, mentre la mamma ha potuto terminare la sua conversazione tranquilla.

I bambini comunicano sempre con noi. Lo fanno da quando sono nel pancione.
La mamma sfiora la sua pancia ed il bambino percepisce il suo tocco, rispondendo con un calcetto.
Inizia così il dialogo, un dialogo non verbale, ma basato su sensazioni tattili.

Quando poi il bambino nasce, inizia subito a comunicare con noi. Poiché non sa ancora parlare comunica con il linguaggio non verbale, con il pianto, con i suoi sguardi. Piano piano inizia a sorridere, a fare le prime risate. Poi sarà il momento della lallazione e delle prime paroline.
Allora userà le parole frase per comunicare fino a che non svilupperà il linguaggio. Allora si, che inizierà il linguaggio verbale vero e proprio.

Uno dei diritti naturali dei bambini è il diritto al dialogo.
I bambini hanno tantissime cose da dirci, ma spesso noi adulti non siamo pronti ad ascoltarli. Li sentiamo, come faceva ieri la mamma in piscina, ma non li ascoltiamo veramente e questo impedisce il dialogo.
I bambini al di sotto dei tre anni, che sono fatti di emozioni pure e faticano a razionalizzare ed esprimere a pieno emozioni e bisogni, comunicano con noi, ma hanno bisogno di un interlocutore attento, che si sappia mettere al loro livello.

Per dialogare con i bambini bisogna essere empatici, mettersi nei loro panni e cercare di capire cosa ci vogliono comunicare.
Oltre all'empatia, i bambini hanno bisogno di un interlocutore che sappia leggere il linguaggio non verbale, per capire che, ad esempio, una bambina che scappa via ha bisogno di comunicare alla mamma che ha sete, o per capire che un neonato che piange può aver fame, o aver paura o avere sonno.

Perché ci sia dialogo con i bambini è necessario rispettarli: hanno sentimenti, emozioni, richieste che devono essere accolte, magari mediando tra i loro bisogni e ciò che possiamo dare loro, ma non devono essere giudicati.

Infine vanno considerati come persone, piccole persone, ma persone che comunicano con noi, si mettono in gioco nel dialogo, mostrando punti di forza e debolezze, ma per questo vanno rispettati.

È ovvio che va insegnato loro che in un dialogo l'ascolto e la parola sono reciproci, che bisogna attendere il proprio turno per parlare, ma perché un dialogo sia efficace è necessario che entrambe le persone coinvolte investano sè stesse in questa attività.

Dialogare con i propri figli fin da subito, basandosi su reciprocità e rispetto porrà le basi per quel dialogo che diventerà fondamentale in adolescenza, quando il dialogo diventa difficile, quasi impossibile, e permetterà di arginare quelle situazioni che possono diventare pericolose per i nostri figli.  

Commenti

  1. non ci dovremmo mai stancare di capire il loro linguaggio, ascoltare le loro richieste... a volte siamo distratte e stanche è vero.. ma quando ci riusciamo e siamo presenti diventa tutto più semplice, per noi e per loro

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  2. E la cosa bella e fantastica e' che e' un "dialogo" che cresce e cambia con loro...Bellissimo.... Io personalmente ora adoro l'eta' di mio figlio, una via di mezzo tra "cucciolo e cucciolo d'uomo"... Ma ogni fase e' stata meravigliosa...Ti abbraccio Silvietta

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  3. Hai perfettamente ragione. Spesso, nelle poche occasioni di "mondanità" di una mamma, tendiamo a dimenticarci di ascoltare con la dovuta attenzione i nostri figli e loro ne soffrono e alzano il volume con grida e capricci.
    Non è sempre facile mediare tra l'ascolto e l'insegnare la pazienza di aspettare il proprio turno,quando crescono, purtroppo. Il rischio è che si sentano trascurati anche solo per dieci minuti in cui non li si ascolta oppure che, al contrario, pensino di poter sempre intervenire ed interrompere senza il rispetto per gli altri...

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