I diritti naturali dei bambini: il diritto alla strada



Quando ero bambina trascorrevo le estati in giardino. Abitavo in un condominio che faceva parte di un comprensorio molto grande, una via intera, con tanti palazzi e famiglie. In giardino c'erano sempre bambini che giocavano, con un gran vociare ed un grande fermento.
Se c'era il sole si andava giù in giardino e si stava li finché non si sentiva la mamma chiamare dalla finestra o l'orologio segnava l'orario prestabilito per il rientro.

Si passavano giornate intere a giocare a palla, giocare a monopoli, al gioco dell'oca. Giocavamo a carte seduti sulle bocche di lupo, facevamo a gara a chi era più bravo a scavalcare i cancelli. Ci si dava appuntamento con addosso i pattini a rotelle, i mitici Gioca con il tampone davanti per frenare, o le bambine scendevano in giardino con i sacchettoni pieni di Barbie, abiti, accessori e costruivano grandi case mettendo i giochi in comune.
Si giocava a nascondino o si correva tra gli spruzzini che abbeveravano i prati ridendo come matti e bagnandosi nella calura estiva o si saltava nei mucchi di erba appena tagliata, scappando via quando i giardinieri ci scoprivano.

Bastava chiedere il permesso per poter scendere in giardino e si era felici così.
Non c'erano adulti a sorvegliare. Eravamo dentro i cancelli, al sicuro.
C'era il divieto di giocare in giardino durante l'orario del silenzio condominiale e, se qualcuno trasgrediva la regola, non solo arrivava un richiamo da parte dell'amministratore del condominio, ma c'era sempre qualcuno che lanciava dalla finestra una secchiata d'acqua sui bambini urlanti.

Quando siamo venuti a stare qui, nella nostra casa tra i campi, io ero entusiasta: abbiamo un giardino condominiale enorme, con un bel piazzale dove correre con le biciclette ed un bel prato con alberi che donano frescura in estate, un piccolo parco giochi e tanti bambini.
Ora quei bambini sono cresciuti ed io, incinta di Polpetta, ero preoccupata perché temevo che i miei bambini non avrebbero avuto amici con cui giocare sotto casa. In realtà c'è una seconda generazione di bambini dell'età dei miei figli che con la bella stagione si ritrova in giardino e questo mi rende felice perché so che i miei bimbi non saranno soli, ma cresceranno come sono cresciuta io, con gli amici in giardino.

Uno dei diritti naturali dei bambini è il diritto alla strada: a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.

Rispetto a quando ero bambina tante cose sono cambiate.
Non credo che il mondo sia meno bello di una volta, ricordo che quando ero bambina c'era la piaga dell'eroina, l'AIDS iniziava a diffondersi e spesso in giro si trovavano siringhe abbandonate. Ciononostante i genitori lasciavano i bambini liberi di giocare nelle strade, nelle piazze, nei giardini. Li osservavano dalla finestra di casa, ma i bambini erano liberi di scorrazzare padroni dello spazio esterno.

Adesso i bambini hanno meno libertà. Li proteggiamo di più, siamo più attenti, e questo è un bene, ma mi chiedo quanto questa protezione tolga loro la possibilità di fare esperienze, di esplorare, di correre, di sentirsi liberi.

Noi abitiamo in un contesto particolare. Siamo isolati, in mezzo ai campi, abitiamo in una piccola comunità nel verde, distanti dalle strade trafficate della città, in un contesto che ricorda il giardino del comprensorio dove abitavo.

Se Polpetta e Pulcino sono piccoli e quindi vanno in giardino solo con noi genitori, i bambini più grandi scorrazzano liberamente, nella piazzetta sono sotto gli occhi di tutti e non corrono pericoli. Credo che anche quando i miei bambini saranno grandi correranno in giardino da soli.

È cambiata però la prospettiva di ciò che è permesso e ciò che non è permesso ai bambini.
Se da un lato i bambini sono iperprotetti, dall'altro c'è troppo permissivismo da parte dei genitori.
Nel periodo estivo, durante l'orario del silenzio, i bambini scendono in giardino, giocano con la palla, schiamazzano, disturbano i vicini. Lo stesso accade la sera, con la scusa che l'orario del silenzio inizia alle 22.30, i bambini urlano così forte che per poter far dormire i miei bimbi, che sono piccoli ed alle 21 hanno già la luce spenta, devo chiudere le finestre ed accendere il climatizzatore per far loro fresco.

Questa situazione è stata motivo di liti tra condomini.
Da un lato ci sono i genitori che difendono il diritto dei loro figli a giocare, dall'altro i condomini (molti lavorano su turni ed hanno bisogno di riposare) che reclamano il rispetto del silenzio e, soprattutto, delle regole della convivenza civile.

Ho parlato, qualche giorno fa, con una vicina. Lei sostiene che se i bambini vanno a giocare alle 14.30, anziché alle 15.30, si possa chiudere un occhio.
Le ho dato ragione, perché giocare è un diritto di tutti i bambini. Ma le ho anche detto che dipende da come giocano. Un bambino che scende in giardino e gioca senza urlare non da noia a nessuno, si diverte e tutti sono soddisfatti. Ma se i bambini non rispettano l'orario del silenzio e schiamazzano, allora è meglio se scendono in giardino più tardi, quando è concesso loro di urlare a squarciagola finché non sono stanchi.

Questa vicina non era della mia opinione. La sua risposta è stata: "beh, per ora i tuoi figli sono piccoli, ma verrà il giorno in cui saranno grandi e faranno schiamazzi pure loro." 
"Certo," ho risposto io, "ma andranno in giardino a giocare liberamente quando sarò sicura che i loro giochi non disturberanno i vicini."
La vicina mi ha guardato con aria di sufficienza, come se non credesse alle mie parole.

Ma io sono convinta che i bambini abbiano diritto alla strada, a giocare, correre, saltare urlare, ma che debbano essere educati al rispetto: strade, piazze, cortili sono ambienti comuni ed i bambini devono imparare a rispettare le regole sociali. Ma se non diamo noi genitori per primi l'esempio, non lo faranno mai. E allora, che adulti saranno?

Commenti

  1. E' un argomento che mi sta molto a cuore, grazie per averne parlato. Ho trovato molti spunti interessanti, io e il mio compagno abbiamo deciso di vendere il nostro appartamento e di comprare con non pochi sacrifici una piccola villetta con del giardino, voglio che il mio bimbo giochi liberamente senza avere paura che i suoi passi possano disturbare i condomini di sotto! hai ragione i bambini hanno diritto alla strada e a giocare tranquilli!

    RispondiElimina

Posta un commento