A spasso per la contrada



Qui in montagna la nostra vita trascorre regolare.
Siamo immersi nel verde e lontani dalla civiltà.
Ai bambini non interessa se sei lontano dalla civiltà. A loro basta così poco per star bene: spazio per giocare, amore e la possibilità di passare tanto tempo all'aperto.

Verso sera mi piace portare i bambini a fare una passeggiata. Non è una camminata lunga, non c'è tanta strada da fare, ma è una camminata alla quale sono affezionata perché è legata ai miei ricordi di bambina.

Passeggiando per una piccola stradina asfaltata si arriva ad una contrada, la contrada dove è nata la mia nonna materna: contrada Regno.
Mentre passeggiamo verso la contrada Polpetta corre su per la salita, oppure si sofferma a raccogliere qualche fiorellino creando un mazzolino che poi, arrivati a casa, metteremo in un bicchierino e terremo come centrotavola per qualche giorno. Io arranco su per la salita spingendo il passeggino di Pulcino che si guarda in giro felice.

Arrivati nei pressi della contrada c'è una cappellina, dove da bambina mi fermavo con la nonna a dire una preghiera, la sera.
La cappellina era soprannominata dalla gente della contrada "la madonna del nogar" per via di un albero di noce che donava la sua ombra alla cappellina ed alla radura di fianco. Purtroppo un mese fa una delle persone che abita in zona ha tagliato l'albero adducendo una futile scusa ed ora tutti gli abitanti della contrada sono furiosi per ciò che è stato fatto. Il danno è ormai irreparabile, ma un altro giovane albero di noce sta crescendo al margine della piccola radura ed ho speranza che, un giorno, possa sostituire l'ombroso albero perduto.

Poco dopo si arriva alla contrada vera e propria.
Quando ero bambina e mia sorella aveva pochi mesi avevamo trascorso l'estate qui in montagna. Ogni sera facevamo la passeggiata fino a Regno, così  le persone che abitano qui chiamano la contrada e così l'hanno sempre chiamata mia mamma e mia nonna, dove mia mamma acquistava il latte alle stalle. Tornati a casa lo bolliva ed io facevo colazione la mattina dopo con il "latte buono delle mucche".



Oggi le mucche non ci sono più. Le pozze sono state prosciugate e le galline non razzolano più libere per la contrada.
Le stalle sono state ristrutturate ed ora sono eleganti abitazioni, ma a me piace passeggiare tra le case cercando tra i miei ricordi di bambina quello che erano.

Passiamo accanto alla legnaia del mio bisnonno che non ho mai conosciuto e Polpetta riconosce la mangiatoia dei maiali. Accanto alla mangiatoia c'è una lapide in latino, perché a Regno, nel medio evo, c'era un piccolo monastero di frati. Osservando bene gli edifici se ne vedono ancora le tracce.

Arrivati in fondo alla contrada c'è la casa costruita dal mio bisnonno agli inizi del '900, la casa che ha visto i natali di mia nonna e dei suoi numerosi fratelli. Superata la casa la strada asfaltata diventa una stradina bianca che prosegue verso il bosco di mia nonna.



Poco prima della casa della nonna si scende per una discesa ripida, verso la casa dove abitava la sarta che quando ero bambina confezionava i vestiti che mia mamma le aveva ordinato. Ricordo ancora quando, per distrarmi mentre mia mamma e la sarta prendevano misure, giocavo con il suo gesso, piatto e strano, o arrotolavo e srotolavo un vecchio metro.

La parte anteriore della contrada è rigogliosa e verde. Sui pozzi ci sono vasi di fiori, attorno ai muri degli edifici crescono piantine di parietaria e menta profumatissima. Spesso dono a Pulcino una fogliolina di menta, come facevo con Polpetta quando era piccolo.
Quel punto della contrada è abitato da tantissimi gatti che fanno capolino da finestre ed angoli in marmo di Verona.

Infine passiamo di fianco ad una stalla dismessa. Le porte sono sprangate, ma io ricordo benissimo come, all'interno, le mucche, tornate dai Pascoli, stavano ordinate a ruminare il fieno mentre venivano munte. Se chiudo gli occhi mi torna alle narici l'odore del letame misto al profumo di latte.
Il vaccaro si sedeva sullo sgabello e le mungeva a mano, il latte cadeva nel secchio di latta.
Qualche anno dopo è stata introdotta la mungitura automatica, che a me non piaceva.

Ora se si passa vicino a quelle stalle non c'è più odore di letame. C'è profumo di menta.
Polpetta ama ascoltare i miei racconti di bambina, poi, arrivati di nuovo alla strada, corre verso la cappellina, dove ci fermiamo per una preghiera prima di tornare a casa per la cena.
Lui, pieno di energie, prende per mano Marito e gli chiede di correre verso casa, io spingo il passeggino con Pulcino intento ad assaggiare la menta, immersa nei ricordi.



Commenti

  1. Un luogo d'incanto ha ripreso vita con i tuche dolcissimi ricordi...

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  2. Quante cose insegnano questi momenti e queste passeggiate!!! I racconti poi le fanno diventare uno di quei ricordi che non dimenticheranno mai!

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  3. Però non vale così Silvia! prima con le tue parole mi porti indietro nel tempo, a spasso con te per Regno e poi non metti neppure una foto?!? NO no no, così non si fa! I profumi, gli odori, i passi, i rumori..me li immagino ed anche le case, però un paio di foto aggiungile, dai!

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  4. Hai ragioneeee!
    Purtroppo le foto che abbiamo fatto mostrano i volti dei miei bimbi e volevo farne di altre. Ma siamo bloccati a casa con Polpetta malatino. Appena torno su rimedio!

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