Oggi, per la rubrica "Il significato di essere mamma", ospito Maddalena, del blog Pensieri Rotondi.
Ho conosciuto Maddalena sul web, mi ha incantata con le sue meravigliose parole, la sua profondità, il suo modo di descrivere la maternità con una delicatezza ed una scelta delle parole così coinvolgente che ogni suo post sembra pura poesia.
Quando mi ha contattata per partecipare alla rubrica è stata una bellissima sorpresa ed ero davvero curiosa di scoprire quale sia, per lei, il significato di essere mamma.
Ecco le sue parole:
"Cos'è per te la maternità?
La maternità per un lungo tempo mi è sembrata un punto di arrivo. Guardavo mia sorella, prendevo un volo appena potevo per andare da lei a Oslo, godermi le sue bambine. C’erano quelle estati quando, in montagna, una qualche cugina rincorreva i suoi piccoli nel prato. Mi sentivo sola, di quella solitudine dettata dalla distanza da un bisogno. Ho sempre saputo di desiderare dei figli miei. Forse… è la sola cosa che mi era chiara di me. Poi, quando finalmente sono diventata mamma, ho capito che era solo l’inizio. E questo inizio è del tutto diverso da qualsiasi cosa si possa immaginare, sentire o pensare di sentire guardando le altre. Credo sia la rivoluzione più grande che una donna possa viverla di sé stessa e della propria vita. In questo non mi ero sbagliata: è il massimo che si possa dare e avere in questo mondo. Cosa può esserci di più incredibile che creare la vita?
Come vivi la tua genitorialità?
Stupore, gioia e fatica. Mi stupisco non solo per le innumerevoli scenette e dolcezze dei piccoli, ma perché vedo cose di me che non conoscevo, capacità e creatività semplici, un’empatia di cui non mi credevo capace. Gioia perché è letteralmente impossibile non averne: la maternità è un’incredibile dimostrazione di quanto infinito sia l’essere umano. Fatica per tutte le ovvie ragioni che ogni madre conosce, ma, nel mio caso, anche fatica ad accettare i cambiamenti. Questo è un mio limite grande: la maternità è una sfida senza pari… Quando mai, in amore, ti è successo di stare con una persona che cambia continuamente? Coi figli è così. Personalmente ho tante paure: di perdere intimità con loro, di dimenticare tanti dettagli che mi sembrano indispensabili, di gravare su di loro con le mie incertezze.
Come è nata la tua scelta di mettere al mondo dei figli?
Come dicevo sopra l’ho desiderato da sempre. Da quando ero bambina io stessa. Eppure quando poi abbiamo iniziato a cercare davvero un figlio è stato quasi uno shock, come spesso accade. Le mie paure, di nuovo: erano tutte lì, in quelle due strisce rosa, nette, senza dubbi. I dubbi li avevo io, rimasta incinta al primo colpo, senza nemmeno un piccolo tempo in cui appassionarmi all’idea, vedere se era davvero ciò che volevo in quel momento, se ero pronta. Mio marito era felice e leggero, a me sembrava di avere ingoiato un proiettile.
Il secondo figlio l’abbiamo voluto quando ormai la famiglia si era assestata col primo, sapevamo di volerne un altro. Anche lì, bingo al primo colpo. Il terzo, invece, è stato una sorpresa: la sorpresa non è stata il suo arrivo, ma l’arrivo del desiderio. Avevamo sempre dato per scontato di avere due figli, un po’ perché lavorava solo mio marito, un po’ perché la casa l’avevo disegnata io stessa per due bambini, un po’ perché è la famiglia-tipo. Un po’ perché avevo ormai quarant’anni. E invece ci siamo lasciati liberi di scoperchiare quelle che credevamo certezze, e da un semplice “se arrivasse per sbaglio va anche bene” siamo passati a cercarlo davvero. Questa volta, nonostante l’età, lo stick positivo è arrivato al secondo colpo. Da questo punto di vista è stata la gravidanza più voluta di tutte, proprio per la libertà con cui abbiamo superato noi stessi.
Cos'ha comportato per te fare questa scelta?
Ho lasciato il lavoro già al primo figlio, ma mentirei se dicessi che fu per generosità. Io odiavo quell’impiego con tutte le mie forze, mi sembrava folle pagare un nido e perdermi tante ore di mio figlio per andare a fare qualcosa che detestavo. Era come barattare amore con odio. Le conseguenze sono tante: la solitudine credo sia la bestia peggiore di chi decide di mollare il “sistema”. La mancanza di senso di appartenenza alla società produttiva è una sfida al proprio senso di identità. Fare solo la mamma, poi, dopo un po’ non mi è più bastato, dovevo riprendere dall’altro, grande amore della mia vita: la scrittura. Così ho fatto. Il difficile è mantenere le proporzioni che mi rendono felice: la maternità non finisce mai, ma cambia il bisogno dei figli e la loro presenza, allora il baricentro si sposterà di più sulla scrittura o… chissà. Un po’ mi spiace, perché questi anni per me hanno proporzioni stupende."
E tu che mi leggi, cos'è per te la maternità o, se sei un padre, la paternità?
Come vivi la tua genitorialità?
Come è nata la tua scelta di mettere al mondo dei figli?
Cos'ha comportato per te fare questa scelta?
Hai voglia di raccontarmelo?
Scrivimi alla mail Fiorellinosn@gmail.com!
Sarò felice di condividere qui sul blog la tua storia.
Se ti sei perso le puntate delle scorse settimane, corri a leggere l'esperienza di:
Federica
Che bello essere qui! Ti ringrazio davvero moltissimo, Silvia. Trovo meraviglioso questo momento in cui ognuna ferma la propria corsa per riflettere su questa esperienza. Siamo tutte blogger, scriviamo di mille cose, troviamo spunti, ridiamo e ci emozioniamo. Eppure, credimi, quando ho visto le tue domande e letto alcuni degli interventi che hai ospitato, mi sono accorta che i pensieri più"grandi", le grandissime domande... ancora non me le ero fatte...
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