Il sonno delle mamme: #ohmammachestanchezza



Una mano mi scuote nel buio di una rigida mattina di inizio autunno.
Gli occhi faticano ad aprirsi, il sogno non mi vuole lasciar andare ed io a fatica emergo dal sonno profondo.
Nel lettino posizionato ai piedi del nostro letto Pulcino dorme ancora, sento il suo respiro calmo e regolare, ora.

La notte è stata dura. Mettere cinque denti in una settimana non è una passeggiata ed il mio piccolo è rimasto sveglio a lungo. Io con lui.
Nel cuore della notte, mentre beveva il mio latte e mi carezzava il petto con la manina, io provavo emozioni contrastanti.

Amore, perché è il mio bambino piccolo ed io lo amo con tutta me stessa.
Comprensione, perchè so che il dolore lo infastidisce. Le gengive erano gonfie, non riusciva a rilassarsi.
Tenerezza, perché si accoccolava a me, cercando tepore, amore comprensione, consolazione.
Frustrazione, perché gli occhi si chiudevano da soli, il sonno mi reclamava eppure io non riuscivo a dormire perché lui succhiava avidamente, infastidito.
Rabbia, perché avevo sonno, mi veniva da piangere, perché la stanchezza era tanta.
Senso di colpa, perché il mio piccolo aveva bisogno di me ed io non riuscivo a dedicarmi a lui come avrebbe avuto bisogno perché il mio corpo urlava che avevo necessità dormire.

Vorrei tanto coprirmi la testa con le coperte e girarmi dall'altra parte restando al calduccio sotto le coperte. Vorrei chiamare al lavoro e darmi malata.
Vorrei dormire per tre settimane di fila.

Eppure...

Eppure la stanchezza delle mamme non è una stanchezza socialmente accettata.
La mattina ti devi alzare e devi essere mamma, donna lavoratrice, devi essere comunque fresca e riposata qualsiasi cosa succeda. Devi produrre. Ci devi essere. Non puoi restare a casa. Sei già stata a casa in maternità, ora è il momento di tornare ad essere donna lavoratrice dimenticando di essere anche mamma.

Cosi mi trascino fuori dal letto, con il passo di uno zombie vado in bagno, velocemente mi preparo.
Vado da Polpetta, lo sveglio dolcemente.

Ed inizia la corsa sulle montagne russe.
Prepara i bimbi per la scuola, corri e consegnali ad insegnanti ed educatrici.

Corri al lavoro, cerca di essere presente al 100%, anche se hai la nausea dalla stanchezza, anche se hai mai di testa, anche se la stanza ondeggia davanti a te.

E quando hai finito di lavorare corri a prendere i bimbi a scuola e da donna lavoratrice trasformati in mamma, regina della casa, e magari anche in moglie, perché avresti voglia di vivere il tuo matrimonio, oltre a tutto il resto...

Nelle due ore che precedono la cena, come la dea Kalì, sfoderi mille braccia per fare i mestieri, giocare con i bimbi, cucinare, preparare un bucato, fare una coccola... Ed il sonno è lì, malefico, che cerca di prenderti, di farti soccombere.
E tu allatti ancora, per cui non puoi bere un caffè. L'hai già bevuto in pausa al lavoro, per evitare di addormentarti mentre facevi sorveglianza in mezzo ai bambini addormentati ed il loro respiro regolare tentava di indurti in tentazione come il canto delle sirene.

Arriva ora di cena, prepari da mangiare per tutti, imbocchi il piccolo, infili un boccone in bocca al più grande che si perde in mille chiacchiere, intimandogli di mangiare velocemente che è tardi.
Quindi porti i bimbi in bagno, lavi loro i denti, racconti la favola della buona notte al più grande, addormenti il piccolo, mentre Marito, sant'uomo, sistema la cucina.

All'alba delle 21.30 finalmente ti siedi sul divano, nell'utopia di poterti rilassare, magari guardando un film. Ma il sonno delle mamme ti prende, e perdi il finale del film, così decidi di trascinarti a letto, sperando di dormire tutta notte.

Appoggi la testa sul cuscino e svieni dal sonno. Tanto tra mezzanotte e le una Pulcino si sveglierà. E forse anche verso le tre. E la sveglia suonerà alle 6.30, inesorabile.

Il sonno delle mamme è immenso.
Come immenso è il coraggio con cui, stoiche, affrontano la loro giornata.

Non so come facciamo, non mi chiedo più dove trovo la forza per andare avanti ogni giorno.
So, però, che un domani dormirò una notte intera.
Ci credo.

Un giorno questo sogno si avvererà.


Questo post partecipa al tema del mese delle StorMoms "La stanchezza delle mamme".

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Commenti

  1. Che bella la tua espressione "non è una stanchezza socialmente accettata", quanto è vera! Forse le mamme a tempo pieno possono tirare il fiato durante gli auspicabili pisolini dei piccoli, ma non staccano mai dall'essere mamma, e a volte anche questo è terribilmengte stancante.

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  2. Hai perfettamente ragione, per i datori di lavoro non è una stanchezza riconosciuta ed accettata e forse neppure per gli altri, per la società.
    Quanto amore, però, traspare dal tuo post! Senza volerlo, visto che ho letto il tuo post solo ora, mi accorgo che abbiamo parlato entrambi di una stanchezza "immensa". Forse perché è l'unico termine che ne da almeno una vaga idea!!!
    P.s. Magari due ore tra rientro a casa e cena, qui se va bene rientro che è ora di prepararla! Sigh!

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