C'era una volta una casa di ringhiera: il libro di Annamaria



C'è un blog che seguo da molto tempo e che adoro, anche se è fermo da un po', purtroppo. E' il blog di Annamaria Pizzinato, una Wondernonna, che avevo intervistato tempo fa per la rubrica "il significato di essere mamma".

Questa super donna ha scritto un libro.
Non potevo esimermi dal comprarlo: la copertina, un po' vintage che raffigura una casa di ringhiera in un giorno di pioggia e con un gattino dolcissimo nel retro copertina, un'atmosfera un po' retró e la consapevolezza che l'ostile narrativo di Annamaria mi rapisce, mi ha portata a fare questa scelta.

"C'era una volta una casa di ringhiera" è un libro che ho adorato sin dalle prime righe. Leggerlo, per me, è stato come guardare uno di quei film dell'Italia anni '60 che racconta la quotidianità della gente di quell'epoca.

È la storia dell'infanzia di Annamaria, narrata in modo lieve, ma profondo, che tocca il racconto della società di quel tempo, quando tutto era così diverso da ora, di quando gli stili educativi erano diversi dai nostri.

Annamaria introduce le persone che vivevano nella sua casa di ringhiera presentandole una ad una, con i loro pregi ed i loro difetti, creando descrizioni così accurate che sembra che mentre Annamaria scriveva una telecamera stesse inquadrando i vari appartamenti, le persone, le atmosfere. Mi pareva di essere lì, di sentire sua madre che chiamava dal balcone: "Annamariaaaaaaa!"

Ho sofferto con Annamaria, provando le sue insicurezze, i suoi dolori e le sue delusioni, ma ho anche conosciuto piccoli tesori, piccole scintille di gioia serbate nel suo cuore, indelebili.

Ho provato dolore per quel rapporto madre/figlia a senso unico, anche se ho respirato l'amore della madre in piccoli gesti di cura, che appaiono insignificanti, ma che a parer mio sono profondi, come ad esempio quando, sbuffando, la mamma di Annamaria confezionava gli abiti per la figlia scegliendo con cura la stoffa, con piccoli sotterfugi per non farsi scoprire dal marito. Il taglio non era quello desiderato dalla figlia, ma nella cura per la scelta della stoffa ho letto amore.

Ho adorato quella famiglia di origine veneta, chiassosa ed allegra, luogo di vacanze e momenti spensierati, come ho sorriso per le espressioni in quel dialetto a me familiare.

È stata una lettura lenta, lunga, perché questo libro è stato per me prezioso. 
L'ho amato dalla prima all'ultima parola, perciò l'ho centellinato, cercando di leggerlo lentamente e gustarne ogni suo aspetto.

È un libro che guardo sul comodino, ogni sera, prima di addormentarmi, con la consapevolezza che a breve lo rileggerò perché mi è piaciuto tantissimo.

E voi? L'avete letto?

Commenti

  1. Cara Silvia, come ti ho scritto nel messaggio privato, leggendoti ho pianto. Sai, scrivere un libro non è facile, men che meno quando parli di te stessa, dell'infanzia, di un mondo così lontano da quello odierno. E' stato semplice, in un momento particolare della mia vita, iniziarlo, buttare giù una cinquantina di pagine. Poi, come faccio sempre, l'ho lasciato "a mollo", come dico io. I libri hanno bisogno di riposare un po'. Quando l'ho ripreso, ho aggiunto tanti particolari, tante storie e dopo averlo riletto (mai abbastanza, ho visto un paio di errori) ho deciso di stamparlo. Per pentirmene subito dopo, Ma pentirmene amaramente. Ho pensato "cosa t'è venuto in mente? A chi vuoi che interessi la tua infanzia?". Ma era troppo tardi, oramai era fatta.
    Leggere che piace, che l'hai gustato mi conforta: forse non è poi così male... E' bello leggere che hai apprezzato il mondo in cui sono cresciuta, che lo capisci perché sei veneta pure tu!
    Grazie Silvia, grazie mille!

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    1. Anna io credo che quando si scrive il primo destinatario del contenuto siamo noi stessi, poi magari c'è chi di questa attività ne ha fatto un lavoro ma questa è un'altra cosa. Chi scrive autobiografico lo fa principalmente per se stessa e quindi pentirsi mai. Il libro poi lo sai ha catturato molti e chiunque iniziasse a leggerlo lo finirebbe....ecco Silvia ha aggiunto un tassello in più, a quel che ho sempre pensato....sembra di star dentro un film di quei anni. Anna sei stata una grande e dai fammelo questo seguito!

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  2. Le mie due fans! Non è da tutti averne di così straordinarie: io le ho, ecco. Cara Maria Elena, ho avuto tanti dubbi nello scrivere il primo, figurati il secondo! Però non si sa mai.... magari a ottant'anni lo comincio! Vi voglio bene, ragazze.

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