Come sostenere l'autonomia nei bambini?



Ognuno è a sè ed ha i suoi tempi.
I bambini vanno rispettati e compresi per quello che sono. C'è chi è più dotato in un ambito e chi in un altro, chi è più veloce e chi più lento.




Lavorando nel settore 0-6 ogni giorno mi impegno a rispettare ogni bambino nella sua unicità e nei suoi tempi, rispettando le sue paure e le sue debolezze, puntando sui suoi talenti.



La teoria delle intelligenze multiple di Gardner afferma che non abbiamo una sola intelligenza, ne abbiamo più di una ed ognuno di noi le utilizza in modo unico.
Sta a noi adulti dare gli stimoli, permettere ai bambini di fare quelle esperienze che concorrono al loro apprendimento.



Come possiamo dare ai bambini gli stimoli che li aiutano ad apprendere nuove competenze e diventare autonomi?




Innanzitutto dando loro fiducia e spogliandoci delle nostre paure.
I bambini sono un mondo di opportunità e speranza, hanno bisogno di splendere e riescono a farlo solo quando un adulto crede in loro!



Capita a volte che i bambini siano competenti, che siano in grado di fare le cose, ma che abbiano paura di osare perché percepiscono che l'adulto non crede nelle loro capacità.
I bambini, invece, sanno stupirci. 



Come fare, allora, per aiutarli a mostrare senza timore le loro competenze? 




Innanzitutto osserviamo quello che fanno e cerchiamo di capire quale intenzionalità muova le loro azioni. 



A volte, nel nido dove lavoro capita che ci sia un bambino che inizia un'azione che non capiamo bene a cosa sia finalizzata.
Il bambino, per esempio, porta in giro per la stanza la seggiolina e sembra che voglia giocare a spingerla come se fosse un passeggino.
Poi, però, la seggiolina incontra un ostacolo, il muro, e si ferma. Il bambino sorride perché, finalmente la sedia non si sposta, e felice cerca di sedersi da solo fino a che non riesce nel suo intento.
Sebbene portare in giro la seggiolina apparisse un gioco, in realtà aveva uno scopo ben preciso ed il bambino ha raggiunto il suo obiettivo perché noi educatrici non lo abbiamo fermato, ma abbiamo osservato quello che stava facendo per comprendere quale pensiero lo guidasse. 



Diamo fiducia ai nostri bambini, seguendo il pensiero di Maria Montessori: aiutiamoli a fare da soli. Noi adulti non ci dobbiamo sostituire ai bambini nel fare le cose, ma li dobbiamo sostenere. Stiamo vicini a loro, osserviamoli, aiutiamoli se chiedono aiuto, ma lasciamo che, per tentativi ed errori, riescano ad imparare a fare cose nuove.



Il mio bambino piccolo, ultimamente, dice: "io sono grande, ho i muscoli e voglio fare da solo."
Noi lo assecondiamo e lui riesce nel suo intento proprio perché sa di avere mamma e papà vicini pronti ad intervenire quando è in difficoltà.
Lui dice sempre: "io faccio da solo, tu mi guardi." E così facciamo, intervenendo solo quando ce lo chiede.

Aiutiamo i nostri bambini ad avere fiducia in loro stessi e nelle loro capacità! "Secondo me ce la puoi fare, prova! se non ci riesci sono qui e ti aiuto." Questa frase magica rassicura i bambini che si sentono sostenuti e percepiscono di avere delle possibilità di riuscita in un compito che a loro sembra difficile.

Qualche tempo fa cercavo di rendere autonomo il mio bambino piccolo, insegnandogli a vestirsi da solo. Lui è bravo, ma ancora fa fatica ad infilare e sfilare le maglie con le maniche lunghe. "Ma io non ce la faccio!" diceva. L'ho rassicurato dicendogli: "prova, se non ci riesci la mamma è qui e ti aiuta." Ha provato ed è riuscito ad infilare la maglia del pigiama da solo. Era così felice che mi ha abbracciata e mi ha riempita di baci.

Le stesse strategie sono utili anche per rendere autonomi i nostri bambini quando devono fare i compiti per scuola.
I primi giorni di scuola primaria sono difficili per i bambini, perché può succedere che non si sentano in grado di svolgere i compiti da soli. Se noi adulti, però, stiamo vicini a loro, aiutandoli a comprendere le consegne, ma lasciandoli svolgere i compiti da soli, faremo si che acquisiscano fiducia nelle loro capacità e piano piano diventino sempre più sicuri di sé, mentre noi li lasceremo fare sempre più da soli, fino a che non saranno totalmente autonomi.

Polpetta, inizialmente, aveva bisogno di mamma o papà vicini, ma col passare del tempo abbiamo cercato sempre più di lasciare che lavorasse da solo, controllando insieme i compiti a lavoro finito, per capire insieme quali fossero gli eventuali errori che aveva commesso. 
Il nostro bambino, in questo modo, sta diventando sempre più autonomo e, spesso, chiede più compagnia che un aiuto reale.

Noi adulti abbiamo una grande responsabilità: aiutare i nostri bambini a crescere, ma per farlo dobbiamo stare attenti a non sostituirci a loro, ma dobbiamo ricordarci di sostenerli camminando al loro fianco, pronti a prenderli per mano quando stanno per cadere.

E voi? Sostenete i vostri bambini? Quali strategie usate per renderli autonomi?

Commenti

  1. Io cerco di lasciarli fare, senza mettere loro fretta, anche se farei prima a sostituirmi a loro. Non è sempre facile e con i compiti del grande spesso perdo la pazienza e allora a volte lo sgrido perche non si è impegnato abbastanza. Anche in quei caso, però, cerco di ripetergli che impegnandosi ce la farà di sicuro perché ha tutte le capacità per farcela e fare bene. Insomma, ho margini di miglioramento ma tento di camminare nella direzione giusta, la stessa da te indicata.

    RispondiElimina
  2. Dico sempre a loro che il mio sogno è diventare "una mamma inutile", e che far da soli è la cosa più bella che possano imparare. Che può pure sembrar fatica, di sicuro è più semplice che qualcuno faccia per loro, ma che comunque non è il loro bene e che andando avanti non sentirebbero nemmeno soddisfazione....Sai gli sbuffi che sento, specialmente da Leo che è il più grande e che in quanto ad autonomia si fa battere dalla sorella più piccola. Mi dico che li ho educati allo stesso modo ma in fondo so che non è vero, perché Leo per tre anni è stato figlio unico e tutte le attenzioni erano per lui, Teresa le ha dovute dividere per forza e questo probabilmente le ha dato una marcia in più, tanto che a volte mi chiedo se non pretendo troppo

    RispondiElimina
  3. Bellissimo l'esempio della seggiolina! Pensa quante volte - sbagliando - noi a casa interroghiamo i figli: "Ma cosa vuoi fare, con quel cartoncino? Cosa fai con quella pentola?" Veniamo ai compiti: sai che nella scuola a tempo pieno sono contraria alla loro assegnazione. Ma voglio riportare qui un episodio che mi ha illuminato (sebbene io non cambi idea sulla questione): Sarah detesta matematica e in generale rifiuta i compiti o si riduce all'ultimo momento. A poco vale rassicurarla, di solito pretende un adulto accanto, salvo poi essere lentissima e distratta all'inverosimile. L'altro giorno mi dice "devo aspettare papà per fare le operazioni, perché le faccio con lui." Il papà era al lavoro, e anziché acconsentire ho provato a provocarla con leggerezza: "Facciamo così. Comincia a farne due. Poi puoi prendere mezzo cookie. Da sola." Lei le ha fatte. Ne aveva altre sei, le ho detto "sai che se ti sbrighi riesci a finirle prima che arrivi papà?" Le ho messo il timer della cucina, le ho dato questa sfida, le ho detto "io sono di là, se hai bisogno. Ma tu prova". Forte delle prime due operazioni che aveva fatto da sé, ha finito tutto. Non solo: era così fiera e felice che quasi mi sono commossa. Abbiamo scoperto che, in realtà, lei ha bisogno di essere completamente sola in una stanza, se no si distrae. In verità non è affatto meglio per lei avere un adulto accanto. Questo per dire che bisogna ascoltare ma anche sperimentare, stimolare. E si scoprono cose.

    RispondiElimina

Posta un commento