Come porre le basi per un buon dialogo tra genitori e figli



Ciao mamma! Tutto bene? Cosa hai fatto oggi al lavoro? Sei stata felice?”


Quando arrivo a casa dal lavoro i miei bambini mi corrono incontro e mi abbracciano sommergendomi con queste domande.
Una volta ero io che ponevo loro queste domande, ora i ruoli si sono invertiti.
Trovo divertente questo piccolo rituale, cosi mi siedo con loro sul divano e chiacchieriamo delle nostre giornate. Loro sono curiosi di sapere com'è trascorsa la mia giornata ed io amo ascoltare i loro racconti.

Quando Polpetta ha iniziato a frequentare la Scuola dell'Infanzia ero curiosa di conoscere come avesse passato le sue giornate e gli chiedevo: “che hai fatto di bello oggi?”

In realtà lui era ancora piccolo per riuscire a raccontarmi come fossero state le sue giornate e mi rispondeva con un generico “ho giocato”.

Col passare del tempo ho capito che il mio bambino non aveva interesse a raccontarmi tutta la giornata, eppure io, come molte mamme, ero curiosa di conoscere come trascorressero le ore che passava a scuola.

Poi un giorno, mentre mi raccontava di un gioco che lo aveva entusiasmato, gli ho chiesto: “ma eri tanto felice?”
Lui ha sgranato i suoi occhioni azzurri, fatto un sorriso da un orecchio all'altro ed ha iniziato a raccontarmi tantissimi particolari della sua giornata.

È stato in quel momento che ho capito che ai bambini non piace il terzo grado, loro amano sapere di essere nel cuore dei loro genitori. Una persona che ti chiede se sei felice, si preoccupa per te, ti ama, ti porta nel suo cuore.

E da allora, quando la sera, finalmente, torno a casa dal lavoro e posso riabbracciare i miei bambini, chiedo loro: “siete stati felici oggi?”
I mei figli amano questa domanda, perché permette loro di raccontarmi ciò che per loro è stato davvero importante.
A volte per noi è importante sapere se hanno fatto un lavoretto, o cosa hanno imparato a scuola. In realtà, per loro, il momento più significativo della giornata è stato quando hanno visto un bruco che strisciava su una fogliolina in giardino, o quando hanno condiviso un pezzo di merenda con un compagno di banco ed hanno scoperto che quel compagno è davvero simpatico.

Le priorità dei bambini sono differenti da quelle di noi adulti.
Per loro poter fare il cameriere ed apparecchiare la tavola in mensa è un momento importante, perché sentono di avere delle competenze che possono mettere a disposizione dei compagni dimostrando a sé stessi ed agli amici di saper fare “cose da grandi”.
Per loro essere il postino ed accompagnare la maestra a fare le fotocopie degli esercizi da fare in classe e scoprire come funziona la fotocopiatrice e provare che non amano l'odore dell'inchiostro è importante, perché hanno fatto una cosa nuova, hanno avuto la possibilità di vivere un momento speciale.

Spesso noi adulti diamo per scontato molte cose nelle giornate dei nostri bambini, ma avere il privilegio di ascoltare i racconti di ciò che per loro è davvero importante ci permette di sbirciare nel loro piccolo grande mondo e di conoscere una prospettiva che abbiamo dimenticato diventando adulti.

Ascoltare i bambini che ci parlano di ciò che li rende felici ci permette di porre le basi di un dialogo fecondo che, se coltivato, ci aiuterà non solo di conoscere profondamente i nostri bambini, ma anche di riuscire a saldare il nostro rapporto con loro e di avere quel dialogo che li guiderà nel periodo più difficile della loro esistenza: la preadolescenza e soprattutto l'adolescenza.

Il dialogo e la fiducia reciproca saranno fondamentali per guidare i nostri bambini nel lungo cammino che porta verso l'età adulta. Tutto ciò che facciamo nella primissima infanzia pone le basi per ciò che vivremo assieme a loro nel periodo dell'adolescenza e che aiuterà sia noi che i nostri bambini ad avere un rapporto sincero e fecondo

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