Sette settimane fa ho
salutato le mie colleghe di lavoro ed i bambini del nido dove lavoro:
iniziavano le vacanze di Carnevale e ci aspettavano alcuni giorni di
riposo.
Ero felice, perché avevo
terminato le decorazioni primaverili ed ero riuscita a sistemarle in
tempo perché i bambini, di ritorno dalle vacanze, le potessero
trovare.
Non sapevo che, in realtà,
i bambini non le avrebbero mai viste.
Durante il week end è
arrivata l'ordinanza che decretava la chiusura delle scuole per tutta
la settimana.
Poco male, ho pensato:
Pulcino aveva la febbre e, nei giorni successivi abbiamo avuto la
diagnosi di scarlattina.
Il sabato dopo siamo usciti
per andare a passeggiare in riva all'Adige mentre si rincorrevano
notizie che presagivano la chiusura delle scuole anche per la
settimana successiva.
Polpetta ha passato la
scarlattina presa dal fratello, per cui mi dicevo che, in fondo, non
tutto il male vien per nuocere. Ho potuto prendermi cura dei miei
bambini ammalati ed aspettavo il fine settimana per poter uscire e
passeggiare nel verde.
In realtà il fine settimana
avrebbe cambiato per sempre le nostre vite: era quello in cui è stato
dichiarato il Lockdown.
Rimanendo chiusa in casa con
i bambini ammalati, non avevo tanta paura. Pensavo che avremmo dovuto
portare pazienza ancora per poco, prima di tornare alla normalità:
non mi ero resa conto di costa si stesse preparando.
Quel week end, invece, siamo
usciti per fare la spesa e tagliare i capelli ai bambini e Marito ed
abbiamo davvero iniziato ad avere paura.
Le progressive chiusure che
ci hanno portati agli arresti domiciliari ci hanno chiusi in una
bolla spazio temporale, nella quale si aspetta.
Si aspetta il momento in cui
potremo di nuovo portare a passeggiare nei prati dietro casa.
Si aspetta il momento in cui
il pericolo sarà passato.
Si aspetta il momento in cui
ci potremo riappropriare delle nostre vite.
Il coronavirus ha stravolto le nostre vite.
Ripensando alle settimane
trascorse, mi sono resa conto di essere passata dalla fase in cui ero
incredula e non realizzavo a pieno cosa stesse succedendo, alla fase
in cui ho avuto paura, tanta ansia e questo mi ha portata ad aver
attacchi di ansia molto forti quando andavo a fare la spesa.
In realtà, ora va meglio.
La mia ansia si è stabilizzata e riesco a gestirla meglio.
La mia salvezza sono stati i
miei bambini: si perché i bambini ti costringono a rimanere presente
a te stessa e a non farti prendere dal panico. Lo fai per loro,
perché vuoi che la situazione sia il meno traumatico possibile.
Ho creato una routine in
casa: la mattina ci si alza presto, ci si lava e ci si veste, non si
resta in pigiama. La mattina non si tocca la televisione ma si gioca,
o si fanno i compiti.
Io faccio i mestieri
impegnandomi a pulire a fondo al casa: ho lavato così bene le mie
zanzariere che ora profumano.
Il pomeriggio si gioca, si
fa ginnastica e ci si rilassa.
Ci tengo che i miei bambini
facciano movimento fisico perché l'attività fisica aiuta a
mantenere l'umore più alto e mantiene il tono muscolare dei bambini.
Anche io mi prendo cura di
me stessa, con un programma di ginnastica in casa che prevede step e
corsa sul posto. Sto raggiungendo risultati che mai avrei creduto
possibile raggiungere.
Mi sono resa conto che la
nostra casa è diventata un qui ed ora così stabile e rassicurante
che l'idea del dopo, di quando usciremo dalla nostra zona di comfort,
mi terrorizza: ci sarà un dopo?
Cosa accadrà? Quali
difficili prove ci aspettano?
Se prima pensavo che tutto
si sarebbe risolto e che saremmo tornati alle nostre vite, ora so che
non sarà così.
L'incertezza è logorante,
l'attesa di un'evoluzione positiva sfibra.
Ed il futuro che ci aspetta,
tutt'altro che roseo, fa paura.
Il coronavirus ci ha tolto
tutto. Nulla sarà più come prima.
La salvezza è cercare le
Scintille di Gioia quotidiane. Sono quelle che mi aiutano ad andare
avanti e a non crollare.
Ogni giorni mi ricordano
perché vale la pena vivere questa vita.
E voi? Come state vivendo
questo periodo?
Commenti
Posta un commento