“Vivere è accettare e
adattarsi”
“P.
Coehlo- Hippie”
Nell'ultima settimana
abbiamo vissuto giorni faticosi e difficili.
A lungo ho meditato se
parlarne in questa sede, ma alla fine ho deciso che fosse giusto
descrivere qui la nostra esperienza.
Martedì scorso il mio
bambino piccolo si è svegliato con un po' di raffreddore e qualche
colpetto di tosse, ma non aveva febbre.
I miei bambini erano
iscritti al centro estivo, per quella settimana, per cui Marito ed io
ci siamo confrontati ed abbiamo scelto di tenere i bambini a casa:
fortunatamente io sono a casa in ferie fino al 24 agosto.
In un periodo normale non mi
sarei fatta problemi e li avrei mandati al centro estivo, ma conosco
bene le linee guida ed ho firmato un patto di corresponsabilità con
l'ente, per cui mi è venuto naturale tenere i bambini a riposo e
proteggere la salute di chi va ai centri estivi.
Nel pomeriggio i bambini
avevano un po' di febbre, così mi sono confrontata con la pediatra.
Il fatto di essere stati in campeggio nel week end e di frequentare i
centri estivi, rendeva la situazione molto delicata, per cui la
pediatra, dopo essersi confrontata con dei colleghi, ha scelto di
chiederci di fare un tampone.
Quando si fa un tampone per covid-19?
Il tampone viene effettuato
quando appaiano sintomi come raffreddore, o tosse, o mal di gola, o
febbre o vomito o dissenteria, sia che siano sintomi singoli, sia che
appaiano insieme. Sono tutti sintomi che possono essere dovuti ad un
male di stagione, come essere sintomi di covid. La diagnosi,
purtroppo, è molto fumosa.
Da mercoledì siamo rimasti
in casa tutti e quattro, anche Marito, che ha usufruito dello
smartworking.
Nel frattempo siamo stati
contattati dal Sisp per prenotare il tampone. Nel nostro distretto i
tamponi pediatrici vengono effettuati solo di venerdì, per cui
abbiamo prenotato gli esami per quel giorno.
I centri estivi sono stati
avvisati da noi genitori, ma il sisp ha deciso che non era il caso di
chiuderli, perché la sintomatologia era blanda.
Noi siamo stati messi in
isolamento. Ciò significa che nel momento in cui si è in isolamento
fiduciario non si può uscire di casa per nessun motivo, pena ammenda
ed arresto. Ci è stato fornito un numero di telefono da dare alle
autorità in caso fossimo stati fermati per controlli lungo la strada
mentre ci stavamo recando in ospedale per il tampone.
Nella giornata di giovedì
il mio bambino grande era sfebbrato, mentre il piccolo aveva un po'
di alterazione ed è apparsa una placca sulla tonsilla. La pediatra,
con la quale eravamo in contatto due volte al giorno, diceva che la
diagnosi sarebbe potuta essere di covid, sindrome virale o batterica,
ma senza il risultato del tampone non avremmo potuto iniziare alcuna
terapia.
Venerdì siamo andati a fare
i tamponi.
Per tutto il giorno
precedente avevo tessuto le lodi di questo esame poco invasivo,
mostrando ai bambini cotton fioc e spiegando loro che non avrebbe
assolutamente fatto male.
Quando è stato il mio turno
ho capito quanto mendaci fossero state le mie promesse. Ora so cosa
prova una mummia quando estraggono il suo cervello dalla narice.
Il dolore al naso è stato
così forte che arrivati a casa ho dovuto prendere un antidolorifico
e coricarmi per almeno un'ora.
I bambini, al contrario,
saltellavano qua e là felici e contenti, perché per loro il dolore
era stato solo momentaneo.
Ora so che dalla prossima
volta, la storiella che i tampone è come un cotton fioc che
accarezza il naso non servirà affatto con i miei bambini perché
sono consci di cosa significhi fare un tampone.
Terminato il tampone, il
personale sanitario ci ha assicurato che il sabato sarebbe stato
processato e che avremmo avuto i risultati tra sabato e lunedì,
tanto che la pediatra ci ha confermato che solitamente riesce a
vedere i risultati anche la domenica sera.
Da venerdì è iniziata
un'attesa infinita e carica di ansia.
I miei bambini avevano una
febbriciattola intermittente e la placca sulla tonsilla del piccolo
si è moltiplicata, ora ne aveva due.
Sabato, mentre pranzavo, ha
squillato il telefono: era il Sisp che ci avvisava che i tamponi non
erano stati processati e che ci saremmo risentiti il lunedì.
Abbiamo trascorso il resto
del week end dedicandoci ad attività piacevoli, come giocare a
Monopoli tutti assieme o guardando dei film. Addirittura sabato sera
abbiamo fatto una cena alternativa a base di piadine e Monopoli: i
bambini erano entusiasti.
Lunedì la nostra attesa è
ricominciata.
Sebbene il sabato ci
avessero detto che avrebbero richiamato per darci notizie, il
pomeriggio non sapevamo ancora nulla dei nostri tamponi.
Pulcino aveva ancora le
placche e l'ansia iniziava a salire, il silenzio da parte
dell'ospedale assordante.
Nonostante la mia ansia
continuavo a dirmi che il giorno successivo avrei avuto notizie dei
nostri risultati.
Marito continuava con lo
smartworking ed iniziava ad essere infastidito, perché aveva
necessità di tornare in azienda o, comunque, di comunicare qualcosa
ai suoi datori di lavoro.
Martedì è stata la
giornata peggiore.
Il silenzio perdurava, sia
il medico di base che la pediatra non avevano alcuna comunicazione e
l'attesa di una risposta iniziava ad essere insostenibile. Era una
settimana che si viveva in sospeso, rinchiusi in casa, senza sapere
nulla del nostro destino. Inoltre a Polpetta si è rialzata la
febbre, mentre le placche di Pulcino salutavano dalla tonsilla.
Abbiamo stalkerato sia il
sisp che l'ufficio tamponi e dopo telefonate su telefonate abbiamo
scoperto che c'è stato un problema nel laboratorio di analisi e che
i tamponi dovevano ancora essere processati, ma non si sapeva quando
avremmo avuto dei risultati.
Parlando con la dottoressa
del Sisp, ci è stato consigliato di iniziare l'antibiotico ad
entrambi i bambini perché placca e febbre apparivano ormai da una
settimana.
Io ero fuori di me
dall'ansia.
Rinchiusi in casa in
isolamento abbiamo dovuto trovare una farmacia che portasse i
medicinali a casa, un problema in più.
Mi sembrava di vivere in un
incubo: eravamo di nuovo in lockdown, di nuovo in una bolla, senza
sapere quale sarebbe stato il nostro destino.
Tante domande si affollavano
nella mia mente.
Com'è possibile lasciare
una famiglia nel limbo per così tanto tempo?
Che ne sarebbe stato di noi?
E se fossimo stati positivi
al tampone, cosa sarebbe successo?
Avevamo contagiato qualcuno?
Erano passati così tanti giorni che, se fossimo stati positivi,
avremmo potuto benissimo aver contagiato tante persone e queste
persone, avrebbero potuto contagiare a loro volta altre persone.
E perché succedeva tutto
questo proprio a noi, che da sempre usiamo la mascherina in modo
responsabile e cerchiamo di essere prudenti? Perché proprio ai miei
bambini? Il mio piccolo non ha ancora 6 anni eppure vuole usare la
mascherina come i grandi perché sa che è importante. Perché la
gente non è responsabile, partecipa alla movida ed indossa male la
mascherina?
Sono crollata. Martedì è
stata una giornata terribile per me.
Mercoledì mattina, alla
fine, mentre facevo colazione è arrivata la telefonata (a momenti mi
strozzavo con un biscotto).
Siamo tutti negativi, i miei
bambini hanno semplicemente un normale male di stagione. Dopo la mezzanotte eravamo liberi.
Non mi sono sentita
sollevata.
Non mi sono sentita meglio.
Se penso a tutta questa
storia dal punto di vista di ognuno degli attori che hanno recitato
una parte, tutti sono comprensibili.
Ognuno ha fatto quello che
doveva fare.
La pediatra, il medico di
base, le dottoresse del Sisp, il personale del punto tamponi, chi
gestisce il laboratorio... Non è colpa di nessuno se ci sono stati
problemi con i reagenti, sono cose che capitano. Come noi tante altre
persone che hanno fatto i tamponi venerdì hanno vissuto la stessa
fatica.
Questa storia è stata
gestita davvero male perché le procedure sono lente e macchinose e
mi ha toccata nel profondo.
Le modalità in cui vengono
gestiti i tamponi sono troppo faticose e difficili.
Ho tante domande che mi
affollano la testa:
Cosa succederà da settembre
in poi, quando riapriranno le scuole?
Quante famiglie si
troveranno a vivere una situazione grottesca simile alla nostra?
Io credo che il problema non
risieda nel modo in cui ognuno ha agito, ma nel sistema che è troppo
lento, fumoso ed inadeguato.
Ne parlavo con la pediatra:
perché invece dei tamponi non si fanno i test rapidi, in modo da
snellire il lavoro del laboratorio che processa i tamponi?
Il covid gira, non è
passato. Tra chi ha fatto il tampone venerdì come noi c'è stato un
caso di positività. La situazione non è rosea.
Dobbiamo stare attenti,
mantenere le distanze, usare le mascherine responsabilmente e seguire
i protocolli in modo scrupoloso. Non solo per proteggere noi stessi,
ma anche perché siamo responsabili della salute di tutti.
Lo credete anche voi?
P.S. Per decenza non vi
narro i retroscena, non trascrivo le copiose parolacce pronunciate né
urlerò istericamente come mi è capitato di fare. Sono esaurita, i
miei nervi sono provati e non vedo l'ora di partire per quella
vacanza al mare che sogno da mesi e che spero mi aiuterà a ritrovare
un po' di serenità, dopo tanti mesi difficili.
Sono contenta dell'esito positivo ma mi chiedo anche:e se tuo marito non avesse potuto fare smarworking? Se tu non fossi stata in ferie? Se succedesse alla stessa famiglia più volte, cosa ne sarebbe del lavoro dei genitori?
RispondiEliminaMamma mia che brutta situazione avete vissuto! Mi spiace moltissimo e ti mando un abbraccio forte! ❤️
RispondiEliminaAttendo tuoi racconti sulla vostra vacanza.
Mi fa piacere che il test sia stato negativo e, se può consolarti, dalle mie parti i tempi per i tamponi sono ancora più lunghi. È veramente assurdo.
RispondiEliminaDici che avrebbero potuto farvi il test sierologico, ma pare non sia davvero attendibile.
Comunque con l'inizio della scuola sarà un completo disastro. Tanto al governo risolveranno tutto con una DaD che non funziona per niente. Non voglio nemmeno pensarci!