Accettare la realtà delle cose. Ovvero: come farsene una ragione.


 

A volte le cose accadono. Non lo vorremmo, ma accadono.

Accade, ad esempio, che dopo essersi ammalati di covid, una positività lunga e faticosa, e dopo aver fatto il vaccino, ci si ammali di nuovo.


Mi sono ammalata due volte in sei mesi, anche se avevo fatto il vaccino.

Non è facile da accettare, non solo per la malattia in sé (che, tutto sommato, questa seconda volta è molto leggera) ma per tutto ciò che comporta.


Isolarsi dal resto della famiglia, la sanificazione continua, sentirsi soli, sporchi, pericolosi per chi amiamo... È tutto molto faticoso.


I primi giorni della seconda positività sono stati orribili.

Per quanto io abbia cercato di vedere le Scintille di Gioia di ogni giorno, è stato comunque orribile.


Credo di aver sbagliato approccio. 

Per giorni mi sono autoconvinta che semplicemente dovevo cancellare la rabbia ed essere tranquilla, zen, in pace col mondo. E più me lo dicevo, più mi arrabbiavo, non riuscivo ad accettare la cosa.


Fino a che... Fino a che la pentola che ribolliva è esplosa.


Perché non è sempre facile dirsi: ok, accettiamo quello che il destino ci riserva e sorridiamo comunque. Tentare di nascondere le nostre stesse emozioni è pericoloso. Perché in realtà esse ci sono, tentiamo di reprimerle, eppure loro arrivano comunque a galla.


E l'accettazione avviene quando si fanno i conti con la realtà, una realtà che non è edulcorata, ma è potente, dolorosa, faticosa.


Questo l'ho capito quando alla fine, dopo giorni, ho pianto. Ho finalmente pianto fino a farmi venire gli occhi rossi e la faccia gonfia. Ho detto chiaramente che non era giusto, che ero arrabbiata, che mi sentivo sbagliata, sfortunata, pericolosa perché in me alberga un virus pericoloso.


E dopo aver detto tutte queste cose, pianto ad alta voce, essermi arrabbiata perché la positività al covid porta la solitudine, porta la mancanza della relazione con l'altro, dell'abbraccio e ti costringe a stare lontano dagli affetti più cari, tutto è uscito dal cuore come un fiume che spezza gli argini e si riversa nella valle travolgendo ogni cosa.


Mi ha insegnato tanto, questa nuova positività.

Mi ha insegnato che sbagliavo.


Accettare non vuol dire auto convincersi che va tutto bene anche quando non è vero. Accettare vuol dire dirsi la verità, una verità dolorosa che porta con sé il disagio interiore. Vuol dire fare i conti con le proprie emozioni.


Vuol dire, nel mio caso, piangere a lungo, e poi immergersi nel silenzio. Un silenzio che porta a rinascita.


Ora sono serena. Lo sono davvero.


Ho fatto i conti con la realtà e la accetto proprio perché l'ho rielaborata.


La resilienza passa attraverso le emozioni ed attiva le risorse interiori che ci portano a guardare avanti con fiducia. Perché la fiducia nasce dall'essere consapevoli della realtà, di quello che stiamo vivendo davvero.


Un percorso che può impiegare alcuni minuti, come alcuni giorni, o mesi, o anni. Ma che diventa fecondo solo se si basa sull'onestà con sé stessi.

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