Ritornare



 

La musica classica riempie il silenzio, che altrimenti sarebbe assordante.

Oreste sonnecchia sul divano. In silenzio mescolo il latte e lo yogurt nella terrina prima di versare il composto nei barattoli da riporre nella yogurtiera: domani i bambini avranno lo yogurt fresco per la merenda.


La casa ha un'aria malinconica.

Io sono malinconica.


Ho smesso di scrivere, qui sul blog, alcuni mesi fa.


Ho preso il terzo covid, a fine febbraio.

Il terzo in dodici mesi. E sono stata male. Per dieci giorni sono stata sola, senza poter uscire dalla camera, come già era successo, a combattere la malattia ed i miei demoni, che il covid puntualmente risveglia.


Nel frattempo attonita, dalla finestra mia stanza, osservavo il mondo cambiare per sempre a causa di una guerra inconcepibile.


Il terzo covid mi ha tolto energie, sia fisiche, che mentali, mi ha tolto la voglia di venire qui a raccontare ciò che stavo vivendo.

Ci sono voluti mesi.


C'è voluto un altro covid.


Ma stavolta non il mio.

Stavolta è quello dei miei bambini.


Che non è vero che è “tana libera tutti!”.

Che non è finita. Che ai centri estivi senza mascherina i miei figli, che hanno fatto tanta fatica a riporla nella scatola, si sono ammalati. (dimostrando che le loro paure erano fondate).


E guardarli a distanza, quando piangono e dicono che hanno dolori a tutte le ossa del corpo mentre le guance arrossate mostrano la potenza della febbre, strazia il cuore.


E non poterli abbracciare, né baciare ci rende distanti.


Sono stanca di questa distanza, sono stanca di giorni sospesi in attesa di quel tampone che li libererà.


Sono stanca dell'ansia di attendere quelle linee che decretano se sei salvo o se ti devi isolare. Che la paura di ammalarmi di nuovo c'è. Come c'è la paura che io e Marito ci positivizzeremo quando i bambini saranno guariti. E la nostra casa sarà di nuovo la nostra custode per settimane.


Si sta bene, a casa. Ci dona pace, sicurezza.

Ma dopo tanto tempo avremmo bisogno di leggerezza, avremmo bisogno di smettere di vivere nell'ansia che il covid torni a bussare alla nostra porta.

Arriva ogni quattro mesi, da febbraio dello scorso anno.


Vorrei che capisse che qui è un ospite indesiderato.


Vorrei godere della leggerezza dell'estate.

Vorrei tornare a sentirmi spensierata, smettere di sentirmi ferita, braccata, sola.


Così lascio le lacrime che non vogliono sgorgare lì dove sono. Le cullo con un po' di musica priva di parole ma ricca di emozioni.


E osservo quello che ho, nonostante tutto. Che è davvero tanto.

E mi aggrappo alle Scintille di Gioia.

Che un senso a questi giorni strani lo danno lo stesso, forse di più.


Ecco quelle di oggi:


1- il mio tampone negativo, fatto stamattina appena sveglia per poter andare al lavoro (che sono in autosorveglianza e al lavoro ci vado lo stesso. Che non senso...)


2- i mini gelati che ho comprato ai miei bambini, per coccolarli e sperare che tornino a mangiare un pochino di più.


3- la mezz'ora che ho passato sonnecchiando sul divano assieme ad Oreste, un momento di pace in cui il cuore era leggero.


E voi? Come state?

Commenti